È tornata, come previsto, in commissione Affari costituzionali alla Camera, la proposta di legge costituzionale, d’iniziativa popolare, sulla separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura. Lo ha deciso ieri mattina l’Aula di Montecitorio dopo che lunedì scorso era iniziata la discussione generale. «Con lealtà e fair play rispetto a quanto stabilito dall’ufficio di presidenza della commissione Affari costituzionali chiediamo il ritorno nella stessa commissione della proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare sulla separazione della carriere, fortemente sostenuta dall’Unione delle Camere penali», ha detto il deputato di Forza Italia Francesco Paolo Sisto, intervenuto ieri a Montecitorio come relatore del provvedimento. «Questo ritorno non può e non deve avere alcun intento dilatorio: l’obiettivo, all’opposto, è ricercare un accordo che riporti il testo in Aula il prima possibile», ha aggiunto il parlamentare forzista. «La discussione in Aula ci ha consentito di far circolare sia le idee fondamentali di imparzialità e trasparenza del giudice rispetto al pm sia alcuni numeri, ossia quelli degli articoli della Costituzione che a questa proposta danno forza e consistenza. È oggi più che mai necessario ripristinare i valori costituzionali della parità fra accusa e difesa, in un contraddittorio effettivo che consenta finalmente di attribuire al ' processo' la qualifica di ' giusto processo'», ha detto Sisto.

La commissione aveva avviato l'esame in sede referente a febbraio del 2019, dopo che, alla fine del 2017, l’Unione Camere penali, promotrice dell’iniziativa, aveva depositato in Parlamento le oltre 70mila firme raccolte. La discussione, fino a questo momento, è stata, data la delicatezza della materia, alquanto complessa.

A marzo del 2019, l’ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi della commissione, aveva deciso, all’unanimità, di procedere a un ciclo di audizioni informali. Tale ciclo di audizioni era terminato il successivo luglio. Fra gli auditi, l’avvocato Beniamino Migliucci, presidente del Comitato promotore della proposta di legge, Andrea Mascherin, presidente del Consiglio nazionale forense, i professori di Diritto Vincenzo Maiello, Giorgio Spangher, Oreste Dominioni, il presidente dell’Unione Camere penali, Gian Domenico Caiazza, l’ex presidente della Camera e magistrato Luciano Violante. Al termine delle audizioni erano stati presentati alcuni emendamenti, la maggior parte dei quali proposti da gruppi di maggioranza, di natura soppressiva di tutte le parti del testo. Per evitare che la votazione sulle proposte emendative comportasse la soppressione dell’intero testo e il conseguente conferimento di un mandato a riferire all’Assemblea in senso contrario sul provvedimento, tutte le forze politiche avevano convenuto di procedere a una fase di ulteriore valutazione politica sulla materia.

Nell'ufficio di presidenza della commissione, integrato dai rappresentanti dei gruppi, il 22 luglio scorso il presidente Giuseppe Brescia ( M5s) aveva proposto di concludere l’esame in sede referente non procedendo né alla votazione degli emendamenti né al conferimento del mandato al relatore. In tal caso, nella discussione generale in Aula, Brescia, come presidente, avrebbe dato conto dell’andamento dell’esame in sede referente, senza alcuna valutazione di merito. Su tale proposta avevano convenuto tutti i gruppi, nonché il relatore sul provvedimento, il deputato di Forza Italia Francesco Paolo Sisto. Nell’ultima seduta in sede referente della commissione del 23 luglio, Brescia aveva comunicato la decisione assunta in seno all’ufficio di presidenza, segnalando anche l’opportunità che nel corso della discussione in Aula venisse proposto di rinviare il provvedimento in commissione per giungere, una volta per tutte, a un esame più compiuto del testo. Come poi avvenuto ieri. Secondo l’onorevole di Forza Italia Pierantonio Zanettin, ex membro del Csm nella scorsa consiliatura e ora componente della commissione Giustizia della Camera, “si tratta di una occasione unica: quanto è successo al Csm ha messo in evidenza la necessità di un intervento sulla magistratura. Si vedrà se Italia viva, che è in maggioranza e rivendica sempre di essere un partito garantista, vorrà seguire Forza Italia in questa battaglia di civiltà”, ha aggiunto il parlamentare azzurro.