Il tanto atteso programma della 77esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, l’edizione della ripartenza, è finalmente nelle nostre mani: cinefilia pura, tanti italiani, donne alla ribalta e moltitudine di sguardi e contaminazioni. Annunciata da mesi come la rassegna che avrebbe fatto ripartire definitivamente l’industria cinematografica, la Mostra si prende questa responsabilità chiarendo il suo stato d’animo attraverso le parole del Presidente della Biennale, Roberto Cicutto: “Non siamo orgogliosi di essere i primi ma siamo soddisfatti di tutto quello che siamo riusciti a fare finora soprattutto per la qualità che Alberto Barbera  e i selezionatori hanno fatto e di quello che abbiamo organizzato per la sicurezza di chi ci sarà”. Conferma Alberto Barbera che prima di declinare il programma, anticipa i cambiamenti che troveremo: “Il cuore della Mostra è salvo, abbiamo rinviato a tempi migliori la sezione Sconfini, l’ospitalità di Venezia classici a Bologna è stato un modo per salvare la sezione e abbiamo ridotto il numero dei film ma il cuore è salvo” ribadisce sereno il direttore artistico che poi parla del manifesto ufficiale di quest’anno: “un saluto a Lorenzo Mattotti, il manifesto di quest’anno è un fotogramma della sigla che ha realizzato per noi, questi due trapezisti sono un'immagine emblematica di quello che abbiamo dovuto fare per arrivare fino a qui”. Dai 2709 film inviati alla Mostra, 60 opere sono entrate in selezione. Tra i 18 film in concorso, 8 sono diretti da donne e “scelti in base a criteri di qualità e non per rispettare protocolli di genere. Un dato significativo che speriamo si stabilizzi” sottolinea Barbera. Partiamo dalla Francia che concorre per il Leone d’Oro attraverso Nicole Garcia con Amants, thriller triangolo sentimentale con Stacy Martin e Benoit Magimel,  gli Stati Uniti del cinema indipendente puntano su Mona Fastvold con the World to come sulla storia d’amore tra due donne a fine ‘800 e la già annunciata Chloé Zhao con Nomadland, film con Frances McDormand, presentato dalla Mostra in condivisione con il New York Film Festival, parte del disegno di collaborazione tra Festival iniziato in questa emergenza. Ancora registe conosciute dai maggiori festival internazionali come la polacca Malgorzata Szumowska che presenta Never Gonna snow again, Julia Von Heinz con And Tomorrow the Entire World, la bosniaca Jasmila Zbanic e il suo Quo Vadis Aida?. Per l’Italia, sul fronte femminile in concorso ci sono due registe garanzia di qualità: Susanna Nicchiarelli reduce dal premio Orizzonti nel 2017 per Nico che arriva al Lido con Miss Marx, definito da Barbera “un nuovo biopic dedicato alla figlia minore di Marx che mira a far convergere le istanze femministe con il socialismo” ed Emma Dante, importante regista di opere teatrali e liriche che dopo l’esordio con Via Castellana Bandiera torna con le Sorelle Macaluso, tratto da una pièce da lei scritta e messa in scena. Per seguire la scia del concorso e la rappresentanza italiana, nelle fila maschili ci sono il regista pluripremiato ai festival internazionali Gianfranco Rosi con Notturno e Claudio Noce con Padrenostro, film con Pierfrancesco Favino, qui non solo interprete ma anche produttore insieme ad Andrea Calbucci e Maurizio Piazza. I nostri italiani dovranno vedersela con molti nomi degni di nota, concorrono infatti al Leone d’Oro anche Amos Gitai con Laila In Haifa, il regista russo Leone d’Argento per la migliore regia nel 2014 Andrei Konchalovsky, che presenterà il suo Dear Comrades, già tradotto in italiano Cari Compagni! e Kornél Mundruczó al debutto in lingua inglese con Pieces of a woman. Alberto Barbera cita Bob Dylan quando parla del programma che “contiene moltitudini”. A rappresentarle molti grandi autori che figurano nel fuori concorso e arricchiscono i contorni del festival, a partire da Luca Guadagnino che racconta l’ascesa al successo di Salvatore Ferragamo in Salvatore Shoemaker of dreams ed ancora  il ritorno di Abel Ferrara con Sporting Life, girato durante l’ultima Berlinale con Willem Dafoe, quello di Alex Gibney con Crazy Not Insane e di Frederick Wiseman con City Hall, “una lezione di educazione civica senza precedenti e senza uguali” commenta Alberto Barbera nell’annunciarlo. Tanti i documentari biografici tra cui Greta sull’ambientalista Thundberg, Narciso Em Feria su Gaetano Veloso e Paolo Conte Via con me sul cantautore. E sempre nel fuori concorso, tra gli italiani, in apertura ci avevano anticipato la presenza di Lacci di Daniele Luchetti mentre in chiusura ci sarà Stefano Mordini con Lasciami andare, thriller psicologico con Valeria Golino, Maya Sansa, Stefano Accorsi e Serena Rossi. Ancora grandi nomi del cinema italiano come Salvatore Mereu con Assandira, descritto da Barbera come “un lavoro che racconta la Sardegna contemporanea tra vecchio e nuovo, rigore delle tradizioni e la volgarità dei giorni nostri, evoca Padre padrone e affida il ruolo di protagonista proprio a Gavino Ledda”. Infine  la regista dei festival per eccellenza, Alice Rohrwacher che firma con JR Omelia contadina, un corto-cerimonia funebre sulla scomparsa del mondo rurale. Anche la sezione Orizzonti parla frequentemente italiano e abbina registi esordienti a grandi conferme: portano al lido le loro opere Pietro Castellitto, figlio di Sergio che esordisce alla regia con I Predatori, tornano Martina Parenti e Massimo D’Anolfi con Guerra e Pace e Uberto Pasolini con Nowhere Special. Tra i corti da tenere d’occhio infine, il debutto di Jasmine Trinca dietro la macchina da presa con Being My mom. Cosa ne sarà delle grandi star, da sempre elemento trainante sul red carpet della Mostra e testimoni di quelle che saranno i successi agli Oscar? Quest’anno bisogna puntare a Cate Blanchett, presidente di Giuria, Tilda Swinton, Leone alla carriera, Frances McDormand, Shia Le Beouf diretto da Mundruczó e a film con cast promettenti che forse sbarcheranno al Lido dopo una traversata da oltreoceano. Da tenere d’occhio quindi, nel fuori concorso, in primis la nipote di Francis Ford, Gia Coppola, all’opera seconda, Mainstream, che potrebbe portarci il cast composto dalla figlia d’arte Maya Hawke (i genitori sono Uma Thurman e Ethan Hawke), Andrew Garfield e Jason Schwartzman. Ancora star nel film di Roger Michell, conosciuto per Notting Hill, che nel suo The Duke fa recitare Helen Mirren e Jim Broadbent. Chi ci sarà, vedrà, intanto va celebrata la Mostra per essersi presa la responsabilità della ripartenza puntando al cinema di qualità e celebrando la creatività florida dei registi di tutto il mondo che non si sono mai fermati.