Se si parla di ruolo pubblico, costituzionale dell’avvocatura, è per il valore che la consapevolezza civile deve assumere nella vita collettiva. Consapevolezza intesa come cultura dei diritti e dei doveri, come coscienza del valore che, nel nostro ordinamento, è assegnato alle garanzie. Ed è in vista di una costruzione così ambiziosa che mercoledì la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e la presidente facente funzioni del Cnf Maria Masi hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per promuovere «la cultura della legalità fra le studentesse e gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado», con il coinvolgimento attivo degli Ordini forensi in ogni parte d’Italia. Un passaggio che, come ricorda una nota, «conferma e rafforza un lavoro congiunto già in atto tra ministero e Cnf, avviato con i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento». Ieri, a poche ore di distanza, Masi ha siglato un’altra intesa con un altro ministro, il titolare della Giustizia Alfonso Bonafede, un protocollo nella cui stesura ha avuto un ruolo chiave il consigliere del ministro per i rapporti con le professioni, Pietro Gancitano: riguarda i necessari interventi sul processo telematico, considerati i problemi che, come ricorda Masi, «l’emergenza sanitaria ha messo ulteriormente in rilievo».

Due firme, due assunzioni di responsabilità per l’avvocatura: per la sua istituzione nazionale e per le istituzioni radicate sul territorio, ossia gli Ordini. Una dimostrazione che se si vuole assicurare la tenuta dei diritti nel Paese, è sempre agli avvocati che ci si deve rivolgere. Senza di loro, i diritti sono senza bussola. Non a caso gli avvocati chiedono di scriverlo all’articolo 111 della Costituzione.

AVVOCATI NELLE SCUOLE

Forse l’aspetto più significativo dell’accordo col dicastero di viale Trastevere è, come nota la ministra Azzolina, nell’inedito coinvolgimento degli «studenti di tutti gli ordini scolastici. È un’iniziativa, questa, che ci permetterà di parlare di temi importanti fin dalla scuola primaria», ricorda la responsabile dell’Istruzione. L’altro aspetto centrale è evocato dalla presidente Masi: «L’avvocatura, ancora una volta, privilegia il proprio ruolo sociale e trova le giuste energie per dedicarsi ad accompagnare le giovani generazioni, che più di altri hanno sofferto in questi ultimi mesi, in un percorso all’insegna della dialettica e della legalità». Vuol dire che i diritti sono condivisione, senso di comunità, persino strumento per ricostruire le relazioni personali e affettive.

La strategia comune disegnata da ministero dell’Istruzione e Cnf ha un orizzonte triennale. Proporrà, come ricorda ancora la nota congiunta, «lo svolgimento di moduli specifici sui temi dell’educazione alla cittadinanza e alla legalità, con la necessaria collaborazione», appunto, «degli Ordini territoriali degli avvocati». Nello specifico, il protocollo «prevede la realizzazione di quattro diverse progettualità rivolte a studentesse e studenti di ogni grado scolastico, che coinvolgeranno bambini e ragazzi su temi quali i diritti e i doveri dei cittadini, il rispetto della legalità, la cultura del valore delle differenze e la cura del bene comune».

E i progetti sono già pronti. Sono il frutto del lavoro condotto dalla commissione Progetti educazione alla legalità del Cnf, coordinato dalla consigliera Daniela Giraudo. Anche lei esprime «soddisfazione» e ricorda «l’entusiasmo» con cui la commissione ha «colto la necessità di riportare l’educazione civica in tutte le sue declinazioni al centro della formazione di giovani e giovanissimi, condividendo i contenuti della legge che prevede lo svolgimento di 33 ore in tutte le scuole». L’avvocatura contribuirà con la propria «particolare sensibilità a questi temi, che sono parte integrante del nostro Dna».

Giraudo ringrazia «i tanti, tantissimi colleghi che con dispendio di tempo ed energie ma incredibile entusiasmo e abnegazione» hanno partecipato all’elaborazione dei progetti. Tre moduli formativi sono parte integrante del protocollo. Uno è destinato alle scuole secondarie di secondo grado: ideato dal consigliere Cnf Vincenzo Di Maggio e dall’avvocata Angela Mazzia del Foro di Taranto, punta a trasmettere le regole del «dire e contraddire», dell’agomentazione strutturata e non emotiva, e anche tecnicamente raffinata. Il secondo è per le ragazze e i ragazzi delle scuole secondarie di primo grado e pure affronta la difficoltà delle decisioni mediate, con un titolo preso in prestito dal quotidiano: “Studio o partita alla play station? La vita è un negoziato”. È stato preparato dagli avvocati Luigi Andreozzi e Roberto Brancaccio, del Foro di Ascoli Piceno e componenti esterni del gruppo di lavoro Cnf per i progetti sull’educazione alla legalità. Esattamente come Alessandra Tilli, del Foro di Rieti, che ha curato un terzo progetto, dal titolo “Bebè nel mondo che vorrei - Educhiamo i cittadini del futuro”, rivolto ai bambini di età fra i 6 e i 10 anni, una prima introduzione al diritto attraverso sei storie che narrano vicende di animali umanizzati, nella scia della migliore ispirazione orwelliana.

PROCESSO TELEMATICO

E la centralità dell’avvocato si conferma anche rispetto alla meccanica del processo. Lo dimostra l’altro protocollo firmato dalla presidente Masi, sottoscritto ieri con il ministro della Giustizia Bonafede, che istituisce uno sportello permanente per la giustizia telematica, dedicato al Cnf, presso la Dgsia, la direzione generale per i Sistemi informativi automatizzati di via Arenula. Un’iniziativa, spiega Bonafede, «frutto di una intensa e proficua interlocuzione tra il mistnistero e il Cnf per la condivisione delle criticità che potrebbero riscontrarsi nell’applicazione del processo telematico, civile e penale». Si tratta di raccogliere le «disfunzioni» e proporre «soluzioni tempestive, con l’obiettivo di una maggiore efficacia ed efficienza per tutti gli operatori del diritto», come si legge in una nota congiunta. «È l’occasione», ha ricordato Masi, «per rendere ancora più efficace l’attività di collaborazione con il ministero tesa risolvere le disfunzioni del sistema, che l’emergenza sanitaria ha messo ulteriormente in rilievo, e garantire una costante attività di monitoraggio. Tra tutti», spiega la presidente del Cnf, «la necessaria implementazione del processo telematico penale e quello che attiene ai giudici di pace» in modo da «assicurare il corretto funzionamento dell’attività giudiziaria». Perché la giustizia passa per le difficoltà quotidiane di chi ne garantisce il funzionamento. E nessuno lo sa meglio degli avvocati.