«Se oggi l’Italia può andare fiera del suo presidente, è anche merito della lungimiranza del Movimento 5 Stelle e della nostra capacità di selezione». Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri in quota 5S, ragiona a mente fredda sul risultato delle trattative europee e sul ruolo determinante del premier. Ma senza dimenticare i meriti di chi ha consentito che Conte si accomodasse a Palazzo Chigi per ben due volte: il M5S.

Il premier è stato accolto il Parlamento come Giulio Cesare di ritorno dalla Gallia. L'accordo raggiunto in Europa ha azzoppato i sovranismi?

Credo sia sbagliato usare questa lente per analizzare i fatti. Conte, come tutto il governo, non ha mai cercato di avversare i partiti sovranisti, che sono legittimi e in certi casi portano anche una visione complementare, bensì di ottenere un risultato concreto per l’Italia. Per questo è stato acclamato al suo ritorno da Bruxelles e i meriti gli sono stati riconosciuti da tutto l’arco parlamentare, meno che dalla Lega, alleata proprio di quelle forze politiche, olandesi e non solo, che vedono nell’Italia un Paese da umiliare. La Lega ha subito la nostra tenacia, che ci ha portato ad un grande risultato.

Eppure col Recovery Fund l'Italia ha vinto solo il primo tempo. Per accedere a al fondo sarà necessario realizzare le riforme raccomandate dalla Ue. Se non sono condizionalità gli somigliano parecchio...

No, non sono condizionalità. Il nostro progetto parte da lontano, da quando il M5S con una scelta politica giusta ha appoggiato la candidatura di Ursula Von Der Leyen, portandola quindi a costruire un programma per l’Europa a misura della nostra visione, incentrata sulla creazione di lavoro attraverso il Green New Deal, sull’innovazione e sui giovani. Grazie a questa strategia ci troviamo adesso a poter gestire 209 miliardi di euro su un programma che è esattamente in linea con la nostra visione.

Teme che quota 100 possa finire nel mirino di Bruxelles e degli alleati di governo?

Quota 100 è finita nel mirino di chi vuole usarla strumentalmente per le sue finalità politiche. Proprio per questo, più che l’attacco dei Paesi del nord che vogliono raccontare l’Italia come il Paese degli spendaccioni nullafacenti, mi stupisce che anche parte della maggioranza la voglia smantellare rinforzando quindi una tesi falsa e offensiva. Quota 100 è uno strumento di cui il M5S va fiero perché è stato il primo passo verso la demolizione della Legge Fornero. Invito tutti i partiti a occuparsi di quali strumenti aggiungere a sostegno del benessere degli italiani piuttosto che occuparsi di cosa sottrarre ai loro diritti.

Come dovremo spendere i soldi europei?

L’Italia ha un disperato bisogno di continuare il processo di digitalizzazione e semplificazione che come M5S abbiamo iniziato. Questo è propedeutico all’abbassamento delle tasse: dati alla mano, una grande opera di digitalizzazione e semplificazione permetterebbe di liberare risorse per ridurre la pressione fiscale. Gli altri due pilastri sono i giovani e la formazione. Dobbiamo far tornare l’Italia ad essere la terra delle idee, garantendo le condizioni necessarie affinché i nostri giovani possano esprimersi qui. Occorre quindi investire nelle università, ma anche negli istituti di alta formazione tecnica e negli acceleratori d’impresa.

Neanche il tempo di festeggiare per il risultato e già M5S e Pd si dividono sul Mes. Per i vostri alleati sarebbe folle non accedere a quelle risorse. Siamo alla vigilia di un nuovo scontro?

Abbiamo sempre detto che serviva uno strumento europeo alternativo al Mes perché il rischio di politiche di austerità, se andiamo a leggere i trattati e i regolamenti che riguardano il Mes, è troppo alto e non potremmo sostenerle specie in questo quadro di tensione sociale. Con il Recovery Fund l'alternativa c'è. Insieme al supporto espansivo della Bce, assolutamente necessario, l'Italia può farcela, senza nessun bisogno di firmare memorandum o accedere a linee di credito rischiose.

A non temere eventuali scossoni sembra proprio il premier, rafforzato dall'esito delle trattative europee. Ma chi è Giuseppe Conte per il Movimento 5 Stelle?

Giuseppe Conte per il M5S è prima di tutto un italiano per bene. Una persona onesta, capace e tenace che rappresenta l’Italia al meglio prendendosi responsabilità impensabili per un outsider della politica. Siamo fieri di averlo scelto nel 2018 come nostro candidato ministro della Pubblica amministrazione e averlo poi sostenuto come presidente del Consiglio del governo Conte I e protetto quando, a fine governo con la Lega, il Pd spinse per non riconfermarlo. Insomma, se oggi l’Italia può andare fiera del suo presidente, è anche merito della lungimiranza del M5S e della nostra capacità di selezione.

Potrebbe diventare il nuovo capo politico M5S?

Non sono certamente io a poter dire a Conte cosa sia meglio per lui. Sarei certamente felice se si iscrivesse al M5S.

Se Conte conquistasse la leadership del partito, probabilmente l'alleanza col Pd si trasformerebbe in una coalizione. Sarebbe un bene o un male?

Chiunque guidi il M5S deve conoscerne i valori e la missione. Noi siamo nati per cambiare profondamente in meglio l’Italia e se ci stiamo riuscendo è proprio perché manteniamo altissima l’asticella per chiunque voglia stare al nostro fianco. Questo si ottiene senza mai dare nulla per scontato. Se ci alleiamo ci dobbiamo chiedere innanzitutto cosa vogliamo realizzare insieme. Il nostro focus non è il consenso, o le mere alleanze politiche, ma le soluzioni da offrire ai cittadini. A noi non interessa esserci, ci interessa far del bene.

Quando si svolgeranno gli Stati generali 5S?

Questa domanda dovete farla al reggente capo politico Vito Crimi.

Lo faremo. Prima del vostro congresso però ci saranno le Regionali. Dopo l'accordo in Liguria col Pd, è impensabile un'alleanza contro le destre anche in Puglia e nelle Marche?

Come ho detto prima chi vuole un’alleanza col M5S deve capire che non ci interessa sconfiggere questo o quello, quanto portare un vero cambiamento per i cittadini. Nel caso delle regioni questo significa partire da un nuovo programma elettorale innovativo e condiviso, ma anche da nuovi volti che lo sappiano incarnare. Pensare che il M5S possa appoggiare un candidato con 30 anni di politica alle spalle e magari distante dai nostri valori sarebbe non aver capito nulla del M5S.

Un'ultima domanda sulla Libia. Il Parlamento ha votato il rifinanziamento delle missioni italiane. Ma perché continuare a sostenere la Guardia costiera libica che, per usare un eufemismo, non si è mostrata all'altezza della situazione?

La Libia è un territorio fondamentale per l’Italia, non solo per la questione migratoria, ma anche per quella energetica ed economica. Il popolo libico è un popolo amico, che guarda all’Italia come un alleato fraterno e cerca da noi sostegno per superare la crisi dove è piombato dal 2011. Per questo sosteniamo lo Stato libico con ogni mezzo legittimo e cerchiamo di stabilizzarlo.