Il passaggio di Santa Sofia da museo, quale è ora, a moschea avverrà il 24 luglio. Ormai è cosa certa, perché anche il Consiglio di Stato, cui era stata rimessa la questione, ha dato il via libera definitivo pochi giorni fa.

Sia Erdogan che il ministro degli esteri a questo punto si sono lasciati andare a dichiarazioni arroganti, cogliendo l’occasione per ribadire che non solo in Turchia, ma in tutto il bacino del Mediterraneo Orientale ( comprese Siria e Libia) nessuno può imporgli cosa fare.

Erdogan dice che non sopporterà ritorsioni contro le moschee in tutto il mondo: ma l’ipotesi sembra improbabile, agitata solo per far leva sul senso dell’onore religioso dei propri adepti. Vi è invece il problema che Santa Sofia è sito UNESCO da molti anni, ed ora tale qualificazione potrebbe essere ritirata. Ma anche in seno all’UNESCO i giochi risentono molto della politica e sarà difficile che l’organizzazione voglia mettersi contro Ankara. Più difficile il problema dei danni da pagare alla società svizzera ( ma saldamente in mano a imprenditori turchi) SICPA che due anni fa ha vinto la gara per gestire 54 musei e siti archeologici per 9 anni e ora si vede scippare il gioiello più redditizio. Ma Erdogan saprà come ricompensarli.

Più perplessi lascia la sortita del sindaco del partito di opposizione CHP di Istanbul Imamoglu che ha sostenuto la decisione di Erdogan: «L’ho sempre considerata moschea», ha detto. Del resto il CHP aveva approvato l’intervento in Libia e non ha alzato un dito contro quello in Libia. Non risulta abbia protestato nemmeno quando un anno fa la Torre di Galata è passata dalla gestione comunale a quella ministeriale. Riflettendo su questo, si comincia a capire quale sia la partita che si gioca attorno a Santa Sofia.

Erdogan, che un anno fa si era detto contrario alla riconversione in moschea, ha estremo bisogno di accaparrarsi i consensi e i voti, dei quasi- integralisti del proprio partito AKP e del partitino di estrema destra MCD necessario per sorreggere il governo. La crisi economica ( acuita dal COVID 19) sta devastando la Turchia e su di essa lo AKP perde consensi. Erdogan ha cercato di guadagnare posizioni con una spregiudicata ( ma finora vincente) politica estera, ora cerca di rafforzare il fronte interno con mosse eclatanti ( Santa Sofia, la costruzione del secondo Bosforo). Quello che dovrebbe essere il partito di opposizione, il CHP, lo insegue sul suo stesso terreno. Rimane su posizioni sensate solo lo HAP, di cui alcuni deputati hanno rilasciato dichiarazioni secondo cui, se Santa Sofia deve abbandonare il suo status di museo, dovrebbe essere riconvertita in chiesa.