La Corte di Giustizia dell’Unione europea con sede a Lussemburgo depositerà un’attesa sentenza in tema di magistratura onoraria. In particolare si stabilirà se i giudici di pace italiani vanno considerati al pari di “lavoratori subordinati”.

Secondo l’Italia e i suoi organi giurisdizionali di grado superiore, i giudici di pace ricoprono solo una carica onoraria, per la quale ricevono un rimborso spese parametrato all'attività svolta, con un tetto massimo annuo di 72.000 euro. Ma per entrare più nel dettaglio della vicenda, ci facciamo aiutare dall’avvocato e giuslavorista Sergio Galleano che fa parte di un collegio difensivo dei giudici onorari insieme ai colleghi Bruno Caruso, Giorgio Fontana, Stefano Giubboni, Vincenzo De Michele e Gabriella Guida. «Il procedimento incardinato presso la Corte di Giustizia - ci spiega Galleano - nasce quando un giudice di pace di Bologna solleva una questione pregiudiziale a seguito di un ricorso di una nostra assistita, un'altra giudice di pace che, avendo trattato in un anno 1.800 procedimenti e svolto due udienze alla settimana, ha ritenuto di essere una lavoratrice e di chiedere quindi le ferie retribuite al ministero di Giustizia». La domanda alla quale i giudici europei dovranno rispondere è la seguente: «I giudici di pace italiani sono lavoratori e hanno pertanto diritto alle ferie retribuite?». Gli avvocati non hanno chiesto l'equiparazione tra magistrati onorari e togati, perché questi ultimi hanno un diverso percorso di carriera, ma una parificazione a livello di trattamento: ossia anche i giudici di pace dovrebbero essere inquadrati all'interno di un rapporto di lavoro subordinato e di conseguenza avere diritto ad una retribuzione adeguata, alla malattia e alle ferie. «Si tratta di una decisione molto importante e attesa - dice al Dubbio il direttivo di Asso. Got - in quanto se la Corte accoglierà le conclusioni già espresse dell’avvocato generale ( cosa che avviene nel 95% dei casi) lo Stato italiano dovrà adeguarsi riconoscendo molti dei diritti che finora ha negato ai giudici di pace e ai magistrati onorari di tribunale, Got e Vpo».

Cosa accadrebbe se la Corte desse ragione alla ricorrente?

«Tutti i magistrati onorari in servizio, circa 5.000 - ci spiega sempre Galleano - potrebbero fare ricorso e chiedere l’adeguamento retributivo per tutti gli anni passati.

Ovviamente non c'è un automatismo per cui, qualora la sentenza fosse a noi favorevole, immediatamente tutti i magistrati onorari riceverebbero un contratto di subordinazione. Spetterebbe al governo recepire nella maniera più fedele possibile la decisione della Corte».

Secondo un calcolo molto approssimativo, una decisione favorevole alla magistratura onoraria comporterebbe un maggior costo per lo Stato nell’ordine delle centinaia di milioni di euro, forse non lontano dal miliardo. Già nel 2015 la Commissione europea ha aperto una procedura di pre- infrazione contro l’Italia.

L’accusa era di aver violato la direttiva Ue 99/ 70, giacché si continuava a rinnovare i contratti a termine di Got e Vpo senza prevedere maggiori tutele e remunerazioni. Roma era riuscita a fermare la procedura, promettendo di intervenire per risolvere la questione, ma sia la riforma Orlando che quella solo annunciata di Bonafede non sono state ancora dirimenti.