Ad un certo punto sembrava il coro de Le Tre sorelle di Anton Cechov. Solo che invece che “A Mosca, a Mosca” intonava “Alle Camere, alle Camere”. Per carità: tutto giusto, tutto irreprensibile, tutto politically correct. Perchè se un presidente del Consiglio, in un regime parlamentare, dopo averlo già ottenuto chiede di espandere lo stato d’emergenza per altri mesi ( tre? sei?, vabbè poi si vede) il minimo che si può reclamare dalle opposizioni senz’altro ma, ohibò, anche da corruschi settori della maggioranza - è che vada nell’emiciclo a spiegare prima, e chiedere poi.

Tutto giusto e giustificato. Ma il singulto di ipocrisia è insopprimibile, visto che mai come in questa fase il Parlamento è ridotto a votificio, ad assemblea ectoplasmatica, a luogo rarefatto delle non decisioni. Mai come adesso quelle aule palestre di confronto e di espressione del consenso popolare sono inutilizzate, subordinate al potere esecutivo e spesso dimidiate da quello giudiziario.

Non è una situazione figlia del caso. Piuttosto dei tanti animosi che il Parlamento volevano aprirlo come una scatoletta di tonno: dentro vi hanno trovato nutrite file di poltrone su cui si sono accomodati. O di quelli a cui risultava comodo e dilettevole inveire contro la Casta, i privilegi, le auto blu, i vitalizi e perche no? - la buvette e i suoi supplì. E mentre non il coretto bensì la grancassa demagogico- populista risuonava a mille decibel, succedeva che chi della Casta, onorevolmente, faceva parte o si zittiva per codardo oltraggio o addirittura si aggiungeva per servo encomio. Tanto svillaneggiare il Palazzo e i suoi frequentatori non produceva altro che allori. Non che ragioni di critica severa, severissima, non ve fossero. Solo che disorientava il fatto che promanassero da chi per rinnovare volti e competenze non trovava di meglio che ricorrere al casting.

Oppure chi selezionava i decisori legislativi, inflessibili e incorruttibili, attraverso arzigogolati meccanismi e opachi algoritmi difficili da afferrare e comprendere. Per non parlare di quelli che nonostante tutto continuavano ad usare i collaudati metodi del familismo amorale trasferito in politica. Nelle democrazie il Parlamento è fondamentale. Bisogna però rispettarne ruolo, competenze, prerogative. Strumentalizzarlo è perfino peggio che ignorarlo.