"Ormai con i clienti imputati non si parla più dei processi, dei testimoni, delle prove a favore, di come smontare l'incriminazione. Arrivano in studio e la loro principale preoccupazione non è dimostrare l'innocenza ma capire da che parte sta il giudice, chi l'ha messo lì, chi frequenta. Sono terrorizzati che il pubblico ministero possa condizionare il magistrato giudicante. La prima domanda che mi viene fatta è se l'accusatore fa parte di una corrente potente che può in qualche modo incidere sulla carriera della toga che emetterà il verdetto". Lo afferma, in un'intervista a 'Libero', la penalista e senatrice della Lega Giulia Bongiorno. Bongiorno sottolinea che "oggi mi tocca prendere le parti dei giudici e proteggerli dai sospetti degli imputati; passo ore a tentare di persuadere i miei assistiti che la maggior parte dei giudici sono persone perbene e il processo non verrà strumentalizzato politicamente". "Non so se i timori dei miei clienti di andare incontro a un verdetto che risponda a logiche politiche e di carriera piuttosto che a quello che risulta dal dibattimento siano fondati - precisa - però so che esistono, e già questo lo ritengo gravissimo per la magistratura e la credibilità delle istituzioni. Se poi ci mettiamo anche i magistrati condannati a dieci anni per corruzione, come appena successo in Puglia, cosa deve pensare un cittadino che finisce nelle maglie della giustizia?