Era il 15 febbraio 2012 quando i due maròMassimiliano Latorre e Salvatore Girone furono coinvolti in un incidente al largo delle coste del Kerala in cui persero la vita due pescatori indiani.A distanza di otto anni il tribunale costituito presso la Corte permanente di arbitrato de LAja ha stabilito che i due fucilieri della Marina godono di immunità e dunque lIndia non può applicare su di loro la propria giurisdizione. Il tribunale ha stabilito inoltre che lItalia «ha violato la libertà di navigazione sancita dagli articoli 87 e 90 della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare del 10 dicembre 1982» e pertanto dovrà risarcire lIndia «per la perdita di vite umane, i danni fisici, il danno materiale allimbarcazione e il danno morale sofferto dal comandante e altri membri dellequipaggio». Pur invitando i due Stati a raggiungere un accordo tramite contatti diretti, LAja ha dunque accolto la tesi, sempre sostenuta dallItalia, che i due militari erano impegnati nellesercizio delle loro funzioni e quindi immuni dalla giurisdizione straniera. Lapice della crisi diplomatica tra Italia e India arrivò nel 2013 quando i due marò, ai quali era stato concesso un permesso di un mese per votare in patria, non fecero ritorno in India. Allambasciatore italiano a New Delhi fu proibito di uscire dal Paese e in seguito a forti pressioni internazionali Roma decise di far tornare i militari in India. La decisione provocoò le dimissioni dellallora ministro degli Esteri Giulio Terzi di SantAgata, che le annunciò in diretta televisiva «a salvaguardia dell onorabilità del nostro Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana». Dopo anni di controversie sulla titolarità della giurisdizione arriva ora la decisione de LAja, che dà ragione al nostro Paese e per la quale il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, esprime «soddisfazione», ringraziando la Farnesina per limpegno profuso nella gestione della vicenda. Se il presidente del Consiglio Conte commenta la sentenza come «una buona notizia», il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, parla di «un punto definitivo a una lunga agonia». Sulla stessa linea il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, per il quale si tratta di «un risultato che mette fine a una vicenda particolarmente gravosa per i suoi aspetti umani». Ma la destra è polemica, e per bocca di Ignazio La Russa, senatore di FratellidItalia, attacca: «Oggi sono in tanti a salire sul carro del vincitore: noi abbiamo sempre saputo da quale parte stare».Ora lItalia dovrà esercitare la propria giurisdizione e riavviare il procedimento penale aperto dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Roma.