È accaduto nel tardo pomeriggio del carcere fiorentino di Sollicciano. Gli agenti penitenziari lo hanno ritrovato impiccato ancora agonizzante, ma non sono stati bastati i soccorsi anche con l’ausilio del 118. Secondo quanto riferisce Gennarino De Fazio, il leader nazionale della Uilpa polizia penitenziaria, sembrerebbe che l’uomo si sia impiccato legandosi alla spalliera della propria branda. Un’ impiccagione strana, sicuramente non usuale. Il Dubbio ha potuto accertare, tramite fonti interne, che l’uomo non è un detenuto qualsiasi, ma un collaboratore di giustizia. Si chiamava Giuseppe Pettrone, classe 1966, importante per le sue rivelazioni su un clan camorrista. Ma proprio l’anno scorso, nel corso dell'udienza preliminare a carico di 33 persone accusate, a vario titolo, di aver fatto parte del clan Piccolo-Letizia, il collaboratore disse di temere per la propria vita e di voler ritrattare. In realtà già nel 2007 Pettrone avrebbe temuto per la propria vita: "So che il clan Belforte mi vuole ammazzare", disse agli inquirenti.Intanto Il capo della Uilpa, commentando la notizia, afferma duramente: “Oggi la Stato ha perso due volte! La prima perché non ha saputo salvaguardare, nuovamente, una vita umana che gli era stata affidata; la seconda perché non potrà più avvantaggiarsi di un collaboratore di giustizia nella lotta alla malavita organizzata che, per di più, pare avesse in passato riferito di temere per la propria vita. Il dato, in definitiva, è che nelle carceri si continua a morire, vuoi per un motivo vuoi per un altro, e il ministro Bonafede continua ad essere l’unico vero latitante inacciuffabile. Basti pensare che il carcere di Sollicciano è ancora privo di un comandante titolare della Polizia  penitenziaria”. Chiosa ancora De Fazio: “Lo abbiamo peraltro detto è lo ripetiamo , il Governo deve varare al più presto un “decreto carceri” che affronti l’emergenza penitenziaria in maniera strutturale e, parallelamente, una legge delega per lariforma dell’Amministrazione e del Corpo di polizia