«Le correnti sono state un male assoluto, occorre superare questo concetto, anche perché va spezzata la perversione che porta poi a nominare gli incarichi direttivi sulla base di quelle appartenenze e non su quelle della storia e dei meriti professionali dei singoli», Francesca Businarolo, presidente della commissione Giustizia della Camera in quota M5S, è convinta che il Parlamento non possa più ignorare l’appello del Capo dello Stato ad agire in fretta per ridare lustro e credibilità alla magistratura italiana, messa a dura prova dal caso Palamara. Presidente, Matteo Renzi ha detto al Dubbio che la riforma del Csm concepita da Bonafede non sarà sufficiente ad arginare il potere delle correnti. Crede che sulla magistratura si consumeranno nuove fibrillazioni in maggioranza? Sarebbe irresponsabile, spero proprio di no. Ci sono tante cose da fare, un sistema giudiziario lentissimo da rimpinguare e rendere più efficiente e moderno, c’è un tavolo aperto di confronto, è lì che vanno costruite soluzioni nell’interesse generale senza agitarle come asce di guerra. Le proposte in campo per arginare il carrierismo tra le toghe sono molte, secondo lei quale sarebbe la soluzione più efficace? Si parla molto di rigenerazione morale, dunque è necessario un recupero delle ragioni costituzionali che hanno fondato questo potere dello Stato. La magistratura oggi è ferita dallo scandalo delle nomine, una vera voragine che non può non toccare le istituzioni nel loro complesso. Occorre dunque reagire e muoversi nel solco indicato dal Capo dello Stato Sergio Mattarella che chiede di rimuovere prassi inaccettabili, frutto di una trama di schieramenti che si autolegittimano e si rafforzano per il desiderio di occupare ruoli di particolare importanza giudiziaria e amministrativa, un intreccio di contrapposte manovre, di scambi, talvolta con sfrontata indifferenza al merito delle questioni e alle capacità individuali. E lì che va spezzata una catena nefasta. Basterà ridimensionare i collegi elettorali per ridurre il peso delle correnti? È un passaggio significativo che va giudicato molto positivamente, non c’è alcun dubbio. L'ipotesi sorteggio per accedere al Csm è definitivamentetramontata? Personalmente la trovo una ipotesi molto interessante, apprezzata anche da diversi settori della magistratura che si battono per una rifondazione etica del sistema, dunque il mio invito è di non sottovalutarla affatto anche se ci sono problemi di attuazione importanti. Nonostante ciò, resta una proposta che ha delle enormi potenzialità e che vale la pena far restare sul tavolo. Ma è giusto annientare le correnti e con loro il pluralismo? Beh, annientare è un termine che inquieta e il pluralismo è un bene sempre supremo che va sempre difeso. Ognuno ha diritto di manifestare il proprio pensiero, di riconoscersi all’interno di aree di pensiero. Qui non si tratta di immiserire il dibattito e gli strumenti di libero confronto, ma all’interno della magistratura, articolazione cruciale della democrazia, le correnti sono state un male assoluto, occorre superare questo concetto, anche perché va spezzata la perversione che porta poi a nominare gli incarichi direttivi sulla base di quelle appartenenze e non su quelle della storia e dei meriti professionali dei singoli. Renzi suggerisce la separazione delle carriere. I tempi sono maturi per una discussione di questo tipo? La separazione delle carriere è un tema di cui si discute da tanto tempo, anche all’interno della magistratura dove vi sono correnti di pensiero contrapposte. Secondo me non dobbiamo mai dimenticare che non c’è nulla che possa rassicurarci circa la tentazione di un controllo politico sulla funzione inquirente: e questo è sufficiente a rendere la questione estremamente incandescente e pericolosa. Per me è un punto critico sufficiente per metterla da parte: il nostro Paese ha bisogno di tutto tranne che di pubblici ministeri che rispondano al politico di turno. Uno scenario che mortifica la loro stessa funzione. No, i tempi non sono affatto maturi perché non è questo che serve a disegnare il futuro di una Italia più funzionante e più equa. Insomma, sono assolutamente convinta che la riforma della giustizia, quella per rendere la giurisdizione al servizio dei cittadini, riforma necessaria, direi stringente, alla quale sta lavorando il ministro Bonafede, non passa affatto di lì. Non trova ipocrita utilizzare Palamara come capro espiatorio di un sistema degenerato? Palamara ha aderito, sostenuto e implementato consapevolmente un sistema immorale e degenerato di correnti e di promiscuità con la politica. Poteva scegliere di non farlo, in ogni caso è sempre sbagliato circoscrivere una vicenda così complessa ad una sola persona, su questo non c’è dubbio.