L’Unione Camere Penali Italiane si appella pubblicamente ai rappresentanti politici della maggioranza di governo affinchè la proposta di legge costituzionale per introdurre la separazione delle carriere dei magistrati «venga discussa in Parlamento». In una nota i penalisti sottolineano: «Settantaquattromila cittadini italiani hanno firmato per chiedere l’introduzione di questa riforma costituzionale, l’unica riforma che può rendere i pubblici ministeri indipendenti dalla politica e rendere i giudici indipendenti dai pubblici ministeri».

«Sarebbe davvero sorprendente, ed anzi di inaudita gravità - scrive l’Ucpi - che attraverso degli emendamenti soppressivi si pretendesse di impedire il confronto ed il dibattito su quella proposta, in spregio alla sua natura di iniziativa popolare e alla partecipazione diretta dei cittadini alla formazione delle leggi.

Non è certo nostro intendimento inserirci nelle dinamiche dei rapporti istituzionali nè farci portatori di richieste di bandiera che di quei rapporti non tenessero conto, ma chiediamo a voi, rappresentanti delle forze di maggioranza, di assumere la responsabilità diretta di un’indicazione di voto dei Gruppi parlamentari all’interno della Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati, che non importi l’approvazione degli emendamenti soppressivi ma che consenta un proficuo e fecondo dibattito d’Aula, premessa di opportuni e successivi approfondimenti. La lettera, indirizzata a Vito Crimi ( Movimento 5 Stelle), Nicola Zingaretti ( Partito Democratico), Matteo Renzi ( Italia Viva) e Pietro Grasso ( Liberi e Uguali), il presidente dell’Unione Camere Penali Gian Domenico Caiazza ed il segretario Eriberto Rosso, fanno notare: «Il nostro appello è condiviso dai 74mila cittadini che si sono singolarmente recati a firmare per la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare e che, con la soppressione di quelle norme in sede di Commissione, vedrebbero negata la possibilità della verifica istituzionale del loro atto di partecipazione diretta alla formazione delle leggi».