Unicost, la corrente dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, sarà decisiva questa mattina in plenum per la scelta del nuovo procuratore di Perugia.

Due gli sfidanti rimasti: Raffaele Cantone, ex capo dell’Anac e ora al Massimario della Cassazione, e Luca Masini, aggiunto a Salerno. Le previsioni della vigilia danno a favore di Cantone i cinque togati del cartello progressista Area, i tre laici del M5s e i due in quota Forza Italia. Per Masini, invece, i cinque togati di A& I, gruppo a cui è vicino e di cui Davigo è il leader, e i tre di Magistratura indipendente. Ancora incerti i due laici della Lega. I capi di Corte Giovanni Mammone e Giovanni Salvi dovrebbero astenersi.

In commissione Direttivi ad aprile il togato Marco Mancinetti di Unicost si era astenuto. Se oggi dovesse, e con lui gli altri due colleghi di corrente, ripetere quella scelta, per Cantone la strada per Perugia sarebbe spianata.

Questa nomina è una delle più importanti dell’anno a Palazzo dei Marescialli per due motivi. Il primo, ovviamente, di natura “tecnica”. Il futuro procuratore del capoluogo umbro ha la competenza sui reati commessi dai colleghi della Capitale. A tal proposito è in già in programma un dibattimento che si preannuncia rovente: quello a carico di Palamara. L'indagine di Perugia, infatti, ha terremotato lo scorso anno il Csm e le recenti pubblicazioni delle chat dell'ex capo dell'Anm stanno creando più di un imbarazzo fra le toghe. Il secondo, invece, è più “politico” e riguarda l’indirizzo del Csm in tema di nomine per i magistrati che, dopo aver trascorso gran parte della loro carriera fuori ruolo o lontani dalle aule di giustizia, tornano in servizio e concorrono per un incarico direttivo. Un indirizzo che dovrebbe anticipare anche le future scelte del legislatore al riguardo. “L’accusa” che viene mossa a Cantone è di non indossare la toga da circa tredici anni.

Luca Masini, magistrato dello stesso concorso di Cantone, è sempre stato in Procura. Neppure un giorno fuori ruolo. Da cinque anni è procuratore aggiunto a Salerno. “Masini, dopo aver svolto tutta la sua carriera in diversi uffici requirenti, svolge da quasi cinque anni l’incarico di aggiunto a Salerno. Inoltre è stato per un lungo periodo anche facente funzioni della Procura di Salerno, che ha gestito in una fase notoriamente caratterizzata da indagini molto complesse”, ha ricordato Davigo in un duro comunicato all’indomani del voto di aprile in commissione a favore di Cantone. “Cantone - aggiunse l’ex pm di Mani pulite - dopo aver svolto il ruolo di sostituto procuratore a Napoli fino all’ottobre 2007, è stato destinato all’Ufficio del massimario e dal 2014 ad ottobre 2019 è stato nominato n. 1 dell’Anac”. Per nominare Cantone a Perugia bisognerebbe allora non tener conto dei criteri previsti per la dirigenza che puntano a valorizzare “esperienze maturate nel lavoro giudiziario”. Se il Csm vuole riacquistare la credibilità serve “coerenza delle scelte”, puntualizzò infine Davigo, evitando ' soluzioni di continuità' tra gli incarichi fuori ruolo e il conferimento di incarichi direttivi e semidirettivi. Un paletto che rischia però di spaccare l’alleanza al Csm fra la sua corrente, Autonomia& indipendenza e quella di Area che adesso hanno la maggioranza.

All'interno delle proposte di riforma del Csm avanzate dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, per valorizzare l’attività giurisdizionale, va ricordato, c’è anche quella che vieta ai magistrati collocati fuori ruolo di presentare domanda per un posto direttivo se non siano trascorsi ' almeno due anni' dalla cessazione dell’incarico. La norma, se fosse in vigore, impedirebbe a Cantone, e a quelli nella sua posizione, di concorrere per un posto di vertice.