La storia di Tangentopoli nei primi anni novanta ha cambiato nella sostanza gli equilibri tra le istituzioni. Immaginare un pubblico ministero a palazzo Chigi per ascoltare come testimone Alcide De Gasperi o Aldo Moro sarebbe stato impensabile all'epoca. Il sei volte vicepremier, Attilio Piccioni, si dimise immediatamente da ministro degli Esteri e da tutte le cariche ufficiali nel settembre 1954, solo perche' il figlio Piero venne ingiustamente accusato e poi arrestato per il caso di Wilma Montesi. Il figlio Piero fu successivamente scagionato da ogni accusa, ma la carriera politica del padre venne rovinata. Nel marzo 1977 il deputato di Democrazia Proletaria Mimmo Pinto affermò sullo scandalo Lockheed in aula alla Camera: «Nel Paese vi sono molte opposizioni E quell'opposizione, colleghi della Democrazia Cristiana, sarà molto più intransigente, sarà molto più radicale, quando i processi non si faranno più in un'aula come questa, ma si faranno nelle piazze, e nelle piazze si faranno le condanne». A Pinto replicò Moro che mise tutti a tacere: «Onorevoli colleghi che ci avete preannunciato il processo nelle piazze, vi diciamo che noi non ci faremo processare».Con Tangentopoli avvenne nel 1993 la revisione costituzionale dell'istituto dell'autorizzazione a procedere. Ci furono i processi e le condanne per i big dell'epoca, da Forlani a Craxi, da Bossi a La Malfa. Ma per trovare la notizia di un Pm a palazzo Chigi per ascoltare il premier in carica, dobbiamo attendere il 26 novembre 2002, quando Ingroia, nell'ambito del processo Dell'Utri, chiese e ottenne di ascoltare come teste assistito Silvio Berlusconi. L'incontro avvenne a palazzo Chigi e nel libro di Ingroia, in cui l'ex Pm racconta i fatti, si percepisce la tensione per lo scontro istituzionale in atto, anche se, alla fine, Berlusconi si avvalse della facoltà di non rispondere. Ingroia venne fatto uscire dal retro di palazzo Chigi, l'ingresso meno prestigioso che da' su via dell'Impresa.