"Grazie al mutamento del contesto sanitario, è giunto il momento di un ritorno alla normalità per la giustizia". L'annuncio tanto atteso, soprattutto dal mondo dell'avvocatura, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede lo fa al Senato, rispondendo al question time a un'interrogazione che ha come prima firmataria Anna Rossomando, vice presidente di Palazzo Madama ed esponente del Pd, e dell'altra dem Valeria Valente. Pur tra i condizionali, il ministro indica una data precisa per la ripresa. "E' imminente l'emanazione di una circolare che riequilibra il rapporto tra lavoro in presenza e lavoro da remoto del personale amministrativo in modo da garantire, per quanto possibile, la regolare celebrazione delle udienze già a partire dal 1° luglio 2020", dice , assicurando che la ripresa avverrà "senza rischi per la salute dei cittadini e degli addetti ai lavori", grazie all'installazione nei tribunali di "tutti i presidi di sicurezza necessari secondo le indicazioni dell'autorità sanitaria". Mentre lui parla, in Commissione Giustizia il governo dà parere favorevole agli emendamenti che prevedono la riapertura dei tribunali il 30 giugno. Li hanno presentati al dl Giustizia Fdi e il presidente della Commissione Andrea Ostellari (Lega) e il voto dell'Aula è atteso la prossima settimana. Una svolta che il Consiglio nazionale forense, che con tutta la categoria aveva chiesto di ritornare a celebrare i processi nelle aule, accoglie con favore ma con un po' di cautela. "La ripartenza della giustizia dal 30 giugno sarebbe sicuramente un bel segnale per gli avvocati e per i cittadini che attendono da mesi di veder riconosciuti i propri diritti, tenuto conto che le esigenze di natura sanitaria sono, al momento, ridotte e affievolite" sottolinea la presidente facente funzioni del Cnf, Maria Masi. L'organo istituzionale dell'avvocatura non starà a guardare: "vigileremo affinché la macchina della giustizia riparta con la più ampia e continuativa presenza dei cancellieri in tribunale, condizione necessaria e funzionale all'attività giurisdizionale stessa". La giornata si era aperta con la protesta dei giovani avvocati, che avevano manifestato in piazza Montecitorio contro la "paralisi" della giustizia. "Vogliamo tornare a svolgere il nostro lavoro e vogliamo farlo nei tribunali" lo slogan della dimostrazione organizzata dall'Aiga, l'associazione che rappresenta la categoria. Gli avvocati a inizio carriera vedono a rischio la propria stessa sopravvivenza professionale, "con il rinvio dell'85% delle cause anche fino al 2022", come denunciato dal presidente Antonio De Angelis. Una protesta che ha ottenuto la solidarietà dei parlamentari della Lega contro un governo che " si dimostra ancora una volta a una distanza siderale dagli italiani" , dice l'ex sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone. Se questo fronte potrebbe però ora chiudersi, per la giustizia ne rimane aperto un altro, quello della riforma del Csm. Sempre al question time il ministro ha assicurato alle opposizioni che è pronto a un nuovo incontro per un confronto sulle linee direttrici del suo progetto che giudica "non rinviabile" perchè con il caso Palamara si è raggiunto "un punto di non ritorno" per la "credibilità" della magistratura. Ma resta anche un altro tema che scotta, quello delle carceri, con la leader di Fdi Giorgia Meloni che torna ad attaccare Bonafede per la gestione delle rivolte di marzo.