In realtà ci sono i colpevoli della “famigerata” circolare del Dap del 21 marzo dove si invitavano le direzioni carcerarie a segnalare i detenuti over 70enni e con patologie fatali se si venisse a contatto con il Covid 19. Tutta colpa degli organismi internazionali che si occupano dei diritti umani.

Proprio il giorno prima, ovvero il 20 marzo, il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti ( Cpt) ha pubblicato un documento sui principi da rispettare relativi al trattamento delle persone private della libertà ai tempi del coronavirus.

In sostanza ha raccomandato che le autorità degli Stati membri del Consiglio d’Europa ( CoE) compiano tutti gli sforzi possibili affinché si ricorra ampiamente alle misure alternative alla detenzione e alla custodia cautelare tramite la libertà vigilata, la liberazione anticipata o altre misure alternative. Questo per permettere di adottare delle strumenti di prevenzione ( quali il distanziamento sociale) che in una situazione di sovraffollamento non è possibile mettere in pratica. Una simile raccomandazione è arrivata anche dal Sottocomitato delle Nazioni Unite per la prevenzione della tortura ( Spt) che aggiunge la necessità di identificare le persone detenute più vulnerabili al Covid e di adottare accorgimenti volti a prevenire il contagio rispettando pienamente i loro diritti fondamentali ( come ad esempio il diritto di trascorrere parte del tempo all’aperto o assicurare la distribuzione gratuita di effetti di igiene personale).

Il Cpt ha comunqe individuato i gruppi vulnerabili: gli anziani e le persone con patologie preesistenti. Esatto, quella categoria ben evidenziata nella circolare tanto discussa e volta a far credere che sia “responsabile” della detenzione domiciliare ( o arresti domiciliari se non definitivi) a circa 500 detenuti per reati di mafia. Eppure ci si dimentica che parliamo di una estrema minoranza di popolazione carceraria ( 500 su ben 9000 reclusi al 41 bis o in alta sorveglianza) dove la maggioranza dei detenuti sono reclusi per reati minori. Ovviamente le misure alternative al carcere non sono dovute da un atto amministrativo ( circolare del Dap), ma da un atto giudiziario ( magistratura di sorveglianza o gip).

Oltre agli organismi che si occupano dei diritti umani, anche l’Oms aveva detto la sua. Tra le misure proposte, l’Oms aveva avvertito che ' il ricorso a misure non detentive dovrebbe essere considerato con maggiore attenzione in tutte le fasi dell’amministrazione della giustizia penale'. A questo punto la commissione Antimafia dovrebbe sentire anche loro.