Giornalisti e governo sono daccordo: il carcere per i cronisti andrebbe abolito, e la maggioranza è pronta a prendere in esame la proposta di legge che a breve dovrebbe arrivare sui banchi della commissione Giustizia del Senato. Il tema torna di attualità anche perché la settimana prossima, il 9 giugno, la Corte costituzionale dovrebbe pronunciarsi sulla norma del codice penale che ancora prevede la possibilità di pene detentive per i giornalisti ritenuti colpevoli di diffamazione. Proprio su questo punto si sono confrontati il segretario generale della Federazione nazionale della Stampa Italiana, Raffaele Lorusso, con il sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi. In una nota, la Fnsi ha riportato le parole del sottosegretario secondo cui «il governo e la maggioranza parlamentare sono favorevoli allabolizione del carcere per i giornalisti». La proposta di legge che va in questa direzione, specifica il sindacato nazionale, «è in dirittura darrivo in commissione Giustizia al Senato, a prescindere da quello che sarà lesito delludienza dinanzi alla Corte costituzionale sulla legittimità dellarticolo 13 della legge 47/1948 in relazione allarticolo 595 del codice penale», vale a dire appunto la legittimità della pena detentiva tuttora prevista per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Durante il colloquio, il segretario generale Lorusso ha auspicato che la Consulta possa dichiarare incostituzionale, appunto, la previsione della pena detentiva e spiegato che in questa direzione va anche la memoria scritta depositata dalla Fnsi. «La notizia che il governo ritiene necessaria la cancellazione del carcere per i giornalisti ha commentato Lorusso è di straordinario rilievo. Ci auguriamo che la questione possa concludersi in tempi brevi». Inoltre, il segretario della Federazione nazionale della Stampa ha ribadito la necessità di approvare nel minor tempo possibile anche la norma per il contrasto alle querele-bavaglio, già approvata in commissione Giustizia, sempre a Palazzo Madama, ma non ancora calendarizzata per lAula. Ad essersi battuto con tenacia per il provvedimento, che prevede sanzioni pecuniarie nei confronti di chi proponga querele al solo fine di tacitare il giornalista, è stato un senatore che, come Ferraresi, proviene dal Movimento 5 Stelle: Primo Di Nicola. Anche in questo caso, il sottosegretario alla Giustizia ha confermato la piena volontà del governo di arrivare, nel più breve tempo possibile, alla conclusione delliter approvativo della nuova legge.