"Anche la Anm sembra prevedere il futuro. Attualmente non vi è stata nei confronti del nostro assistito, Luca Palamara, l'esercizio dell'azione penale ed è ancora sua facoltà richiedere di essere ascoltato e di sollecitare l'archiviazione. L'Anm, dunque, non riveste alcuna delle qualità previste dal codice per poter accedere agli atti". Lo affermano gli avvocati Roberto Rampioni e Mariano e Benedetto Buratti, difensori del pm di Roma Luca Palamara. La replica arriva dopo la richiesta, prima delle sue dimissioni, dell'ex presidente dell'Anm Luca Poniz che chiedeva di poter conoscere nel dettaglio il fascicolo della procura di Perugia su Luca Palamara: "Abbiamo chiesto gli atti il 4 maggio scorso prima che su alcuni giornali venissero pubblicati stralci di conversazioni - ha ricordato - Non abbiamo ricevuto risposta per cui giovedì scorso abbiamo nominato un difensore che ha già interloquito con la procura". Una richiesta reiterata anche dai magistrati di Area: "E' necessaria l'integrale e pubblica conoscenza degli atti del fascicolo di Perugia", la cui richiesta è stata avanzata dall'Anm come persona offesa, perché così "sarebbe interrotta l'operazione in atto che mira a screditare più che a informare", avevano sottolineato i magistrati di Area. "Rispetto alle recenti cronache, ribadiamo di esserci schierati contro le degenerazioni correntizie e che l'attuale autogoverno si è sempre impegnato a prendere le distanze da tali pratiche", ricorda Area aggiungendo: "Constatiamo il proseguimento di operazioni mediatiche per accreditare la falsa idea secondo cui le vicende dell'albergo Champagne coinvolgerebbero tutti i gruppi della magistratura", tentativo che Area respinge perché "quelle vicende in nessun modo ci hanno coinvolto". "Non ci esimiamo dall'assunzione di responsabilità", chiariscono le toghe progressiste, perché "abbiamo sempre riconosciuto che il nostro gruppo non è stato in passato estraneo a certe pratiche, ma rivendichiamo di aver intrapreso, ben prima dei fatti di maggio scorso, un rinnovamento". Adesso, concludono, è necessaria "una riflessione di tutta la magistratura", e "collaboreremo con Anm e tutti i gruppi disponibili al cambiamento" perché "l'autogoverno torni ad essere di e per tutti e non ostaggio di correnti e potentati trasversali che a maggio cercavano di soggiogarlo e oggi cercano una improbabile rivincita".