Il decreto rilancio trascura ancora i professionisti iscritti all’albo. Il Parlamento è in tempo per provvedere. Le professioni non sono state prese in considerazione dal provvedimento per la ripartenza dopo il lockdown. Ai professionisti un trattamento di serie B Né contributi a fondo perduto né detrazioni

Il decreto rilancio trascura ancora i professionisti iscritti all' albo. Il Parlamento e' in tempo per provvedere Le professioni non sono state prese in considerazione dal cosiddetto decreto rilancio.

Nonostante fosse prevista dalle bozze in circolazione la possibilità che i professionisti potessero richiedere un contributo a fondo perduto in conto esercizio ( commisurato alla riduzione effettiva del fatturato ), tale possibilita' viene esclusa dalla versione definitiva del decreto legge 19.5.2020 n. 34.

Una esclusione ingiusta posto che da stime attendibili circa il 60 per cento dei professionisti ha perso un terzo del proprio fatturato. Il riconoscimento della indennità di 600 euro per i professionisti iscritti alle casse private per i mesi di aprile e maggio ( che in base alla norma verrebbe escluso solo in presenza di titolarità di contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato e percezione di redditi di pensione ) costituisce, tuttavia solo un timido segno di attenzione.

Occorrerà attendere uno dei 98 decreti di attuazione per renderlo efficace e verificarne la operatività.

L' Irap avrebbe dovuto essere più saggiamente abolita in quanto l' intervento che ha eliminato il saldo 2019 ( che si determina sottraendo alla imposta dovuta gli acconti versati ) privilegia, prevalentemente, coloro che hanno avuto un incremento reddituale tra l' anno 2018 e 2019.

Incomprensibile il mantenimento dell'ISA come strumento di rilevazione della affidabilità fiscale del contribuente.

Le professioni, già in sede di prima applicazione , ne avevano sottolineato la inattendibilità e chiesto che venissero considerati solo a titolo sperimentale.

A questo punto operare lievi ed irrilevanti variazioni di calcolo non appare in alcun modo ragionevole. L' unica cosa che appare giustificata, considerata la situazione contingente, e' eliminarne la operatività.

Bene la estensione della cassa integrazione in deroga e la modifica dei meccanismi di fruizione considerato che da dati pubblicati risulta che sino ad oggi oltre l' 80 per cento dei lavoratori non hanno percepito nulla.

La detraibilita' al 60 per cento dei canoni di locazione, anche per le libere professioni, era doverosa anche se la condizione richiesta ( diminuzione del corrispondente fatturato del 50 per cento ) non tiene conto che le perdite derivanti dalla mancata attività lavorativa si genereranno nel tempo.

Nella giungla delle varie sospensioni di imposta diventa difficile districarsi tuttavia e' certo che il differimento nell'anno 2020 di tale obblighi non allevia in modo significativo i contribuenti in quanto appare difficile che questo anno sia possibile generare ricavi che consentano di pagare i tributi.

Spettera' al Parlamento dimostrare, in sede di conversione del decreto legge, che ai professionisti non e'stato riservato «un trattamento di serie B», come ha lamentato il presidente Miani del Cnddc e rappresentato con vigore da tutti gli altri ordini professionali e dalla presidente del Consiglio Nazionale Forense, Maria Masi.

* Coordinatore Commissione tributaria Cnf