Come purtroppo era facilmente prevedibile, un terzo musicista, Ibrahim Gokcek, del gruppo musicale turco Grup Yorum è morto il 7 di maggio dopo che due giorni prima aveva deciso di sospendere lo sciopero della fame: era al 323mo giorno di digiuno ed il suo fisico, il suo metabolismo non ce la hanno fatta a riprendersi.

Alcuni giornali e notiziari, anche qui da noi, o forse più da noi che in Turchia, ne hanno dato notizia. Lo sciopero della fame era stato sospeso perché il governo aveva concesso al gruppo di riprendere a fare qualche concerto, dopo avere bandito i loro concerti dal 2015.

Ma Ibrahim, il chitarrista del gruppo, anche ammesso che il governo mantenga l’impegno dato, non potrà prendervi parte.

Ciò che a malapena è trapelato da alcune agenzie di stampa è che la polizia in assetto di guerra il giorno 9 maggio ha fatto irruzione nel luogo di preghiera per i morti (la celevi) del culto alewita, quanto mai inviso ad Erdogan e al suo partito di governo.

I presenti sono stati picchiati e dispersi e tre avvocati sono stati fermati e poi, dopo quattro giorni, rilasciati (ma la Procura ha fatto appello): uno di tre è l’avvocata di Ibrahim stesso, Didem Baydar Uysal.

La salma di Ibrahim è stata sottratta dalla polizia e trasferita a Kaiseri, città natale di Ibrahim, dove due giorni dopo si sono celebrati i funerali veri e propri, con nuovo intervento violento della polizia.

Evidentemente, non c’è pace per gli oppositori del regime, neanche da morti.

Didem Baydar Uysal, come si è detto, era difensore di Ibrahim, ma è anche la moglie di Atac Uysal, altro avvocato, detenuto e oggi al novantesimo giorno di sciopero della fame, assieme alla collega Ebru Timtik, questa al centoventesimo giorno di sciopero e al trentaduesimo di “sciopero fino alla morte”, senza integratori né supporti.

Ebru Timtik, che appartiene all’Associazione degli Avvocati Progressisti (Chd), ha avuto una condanna a più di 15 anni nel giudizio di merito che la vedeva imputata di terrorismo assieme ad altri 17 colleghi, rei in realtà di avere sempre fatto bene il loro mestiere di difensori.

Ora sta aspettando il giudizio di Cassazione. Ma è notizia proprio di ieri che il principale “teste anonimo” che ha suffragato l’ipotesi accusatoria ha ritrattato le sue dichiarazioni ( che in due giorni portarono in carcere 43 persone) per essere state estorte con la tortura.

«Mi hanno messo in bocca frasi che avevano tutt’altro senso e addirittura dichiarazioni che io non avevo fatto», ha scritto in una lunga lettera questo “teste anonimo”, spedita prima di trovare rifugio all’estero. La lettera è stata prontamente inoltrata dal presidente del CHD, Selgiuk Kosaacli, anche lui detenuto e condannato, alla Cassazione perché sia allegata al ricorso pendente per tutti i 18 avvocati accusati e condannati.

Basterà questa ritrattazione- chiave a ribaltare il risultato del processo di merito e mandare assolti i 18 colleghi condannati a pene che vanno dai 5 ai 18 anni?

* Osservatore Internazionale per l’Ucpi