La bacchettata all’ex pm di Palermo e attuale consigliere del Csm Nino Di Matteo arriva dall’Associazione nazionale magistrati. Il sindacato delle toghe diffonde una nota durissima a corredo dell’infuocato dibattito di questi giorni che vede contrapposti il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e lo stesso Di Matteo. E pur senza citare il magistrato della “trattativa Stato-mafia”, l’Anm lancia un monito severissimo. «Per i magistrati della Repubblica, ferma la libertà di comunicazione e manifestazione del pensiero, è sempre doveroso esprimersi con equilibrio e misura, valutando con rigore l’opportunità di interventi pubblici e le sedi ove svolgerli nonché tenendo conto delle ricadute che le loro dichiarazioni, anche per la forma in cui sono rese, possono avere nel dibattito pubblico e nei rapporti tra le Istituzioni», recita il comunicato, facendo implicito riferimento alla telefonata in diretta alla trasmissione “Non è l’Arena” di Giletti in cui Di Matteo svelerebbe il retroscena della sua mancata nomina al Dap. Il ministro Bonafede, secondo la ricostruzione dell’ex pm, avrebbe ceduto alle pressioni, assecondando il qualche modo le «reazione di importantissimi capimafia» alla notizia di un suo possibile insediamento al Dap. Ed è proprio per censurare queste fughe in avanti che l’Anm prende ufficialmente posizione. Perché l’accortezza e la correttezza istituzionale sono imperativi per «tutti i magistrati, ancor di più a coloro che fanno parte di organi di garanzia costituzionale», conclude il sindacato togato. Se non è un messaggio ad personam, poco ci manca.