Trecentovemtimila euro. Seicento e passa milioni del vecchio conio. E' il valore della poltrona del Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria che si occupa dei detenuti e delle carceri italiane. A quanto pare male vista la situazione disastrosa dei nostri istituti di pena e la condizioni, al limite dell'inumano (fonte Cedu), nelle quali sono costretti a vivere i detenuti. Insomma, dietro lo scontro per sedere sull'ambitissima poltrona del Dap non ci sono solo motivi "ideali". Ammesso che si possano considerare tali i motivi di chi usa il carcere come strumento punitivi e repressivo e non come mezzo rieducativo e di reinclusione sociale. In un lungo e informatissimo articolo, il Segretario Generale Aggiunto del Sappe, Giovanni Battista de Blasis, spiegava che il problema delle carceri italiane sta proprio in quello stipendio monumentale del capo del Dap: "Inevitabilmente, la poltrona di capo del Dap - scrive de Blasis - è uno degli incarichi dirigenziali più ambiti e desiderati dello Stato italiano. Per questa ragione, nonostante siano anni, forse decenni, che continuiamo a lanciare sos sulla necessità che a capo del Dap sia nominato un manager, esperto di organizzazione e, soprattutto, di gestione delle risorse umane, continuiamo a subire la nomina di Capi Dipartimento che non hanno alcuna cognizione di che cosa significhi comandare un Corpo di polizia e senza esperienza manageriale in senso stretto". Non solo, de Blasis spiega anche che chi diventa capo del Dap mantiene quei 320mila euro per tutta la vita. Insomma, uno stipendio dal Dap è per sempre.