"Bonafede mi chiese se ero disponibile ad accettare il ruolo di capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria o, in alternativa, quello di direttore generale degli affari penali. Chiesi 48 ore di tempo di tempo per dare una risposta", ma "quando ritornai, avendo deciso di accettare la nomina a capo del Dap, il ministro mi disse che ci aveva ripensato e nel frattempo avevano pensato di nominare Basentini". La confessione del magistrato Nino Di Matteo, arriva direttamente negli studi di a Non è l'arena, su La7, che ormai sembra divenuto una sorta di Plenum ufficioso del Csm così come Porta a Porta di Vespa è la terza Camera dello Stato. Fatto sta che la dichiarazione del magistrato Nino Di Matteo arriva al pochi giorni dalla bufera che ha travolto il Dap a causa della scarcerazione - del tutto legittima in termini di legge e di Costituzione - del mafioso Zagaria al quale sono stati concessi i domiciliari a causa delle sue gravi condizioni di salute. In ogni caso il ministro ha negato la ricostruzione del magistrato della trattativa: "L'idea per cui io avrei ritrattato una proposta a Nino Di Matteo non sta ne' in cielo ne' in terra". Lo ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, intervenuto a "Non e' l'arena" su La7. "Io ho chiamato Di Matteo - aggiunge - parlandogli della possibilità di fargli ricoprire uno dei due ruoli di cui ha parlato lui. Nella stessa telefonata Di Matteo mi chiarisce che ci sono state intercettazioni nelle carceri".  "E' una percezione di Di Matteo. Quando e' venuto al ministero  tra i due ruoli sarebbe stato meglio quello di direttore degli affari penali che era il ruolo di Giovanni Falcone, non era un ruolo minore, lo vedevo di piu' di frontiera nella lotta alla mafia. A me era sembrata che alla fine dell'incontro fossimo d'accordo, tanto che il giorno dopo mi ha chiesto di incontrarmi e li' mi ha detto che non poteva accettare quel ruolo e che voleva ricoprire il ruolo di capo del Dap".