Alla fine sembra essere tornato il sereno nei corridoi del Tribunale di Genova. A far scatenare una bufera social tra cancelleria e avvocatura era stato il messaggio di una assistente giudiziaria, Laura Moscatelli, che il 12 maggio sul suo profilo Facebook scriveva un post molto duro contro alcuni avvocati: "domani finalmente rientrerò in ufficio. Chissà se riuscirò a superare quelle montagne di merda sotto le quali ci avete sotterrato in questo periodo. No problem Avvocati, mi porto una vanga e spalo. Ma no, non la butterò via, prima o poi dovrete varcare la soglia della mia Cancelleria e allora - e solo allora - ve la restituirò con gli interessi". La donna, come ha raccontato al Dubbio, ha scritto il suo "post volgare, duro perché il personale della giustizia sta subendo in questo periodo di pandemia degli attacchi continui e giornalieri da parte di avvocati nei confronti del nostro operato. Ci accusano ad esempio di non essere capaci di smaltire l'arretrato, di dare loro delle risposte, di comunicare loro i rinvii". Destino ha voluto che poche ore prima l'avvocato Aurelio Di Rella Tomasi Di Lampedusa, già quattro volte Presidente dell'Ordine degli avvocati di Genova e con alle spalle una carriera di oltre 50 anni di attività, scrivesse sulla sua pagina Facebook quanto segue: "Se da quando l'attività giudiziaria è stata sospesa fosse stata sospesa anche l'erogazione degli stipendi a magistrati e cancellieri il problema degli avvocati privati del lavoro sarebbe stato compreso meglio?". Molti utenti social hanno pensato che la Moscatelli stesse rispondendo indirettamente a Di Rella. Da qui è partito uno scambio di commenti, spesso molto acceso sulle due bacheche, che ha visto contrapposti i due schieramenti. Da un lato i legali che chiedevano di tornare a un regime normale dell'attività con una presenza maggiore di cancellieri e magistrati in ufficio, dall'altra i dipendenti pubblici che hanno voluto evidenziare come il lavoro a distanza non abbia diminuito il carico di compiti e la disponibilità. Tanta è stata forte la polemica che è intervenuto anche l'ordine locale degli avvocati: "gli avvocati confermano, anche in questo difficile momento, l'apprezzamento e solidarietà per i molti soggetti operanti nel settore della giustizia che con la loro opera consentono la massimizzazione dello svolgimento dell'attività giudiziaria oggi compatibile con la situazione derivante dallo stato di pandemia". Ciò non è stato molto apprezzato da Di Rella che ci dice: "non mi è sembrato un messaggio molto in difesa dell'avvocatura" e sull'intento del suo post precisa che " il mio scopo era di richiamare l'attenzione sul problema degli avvocati, soprattutto giovani, ma non solo, che non hanno accantonamenti e necessitano della quotidianità del lavoro. Gli avvocati che non lavorano da marzo, che lavoreranno in minima parte sino a settembre e che forse potranno operare solo a ritmo molto ridotto sino a dicembre sono in difficoltà. Il dubbio del post era traducibile in domande ai giudici ed ai cancellieri. Signor giudice se lei da marzo non percepisse lo stipendio e venisse dopo la fase due remunerato in modo ridotto in misura proporzionale al minor lavoro rimanderebbe tutte le udienze al prossimo anno? Signor cancelliere se da marzo non percepisse lo stipendio e rischiasse di non avere entrate sino a fine anno non mobiliterebbe il suo sindacato?". Ieri Di Rella e Moscatelli si sono incontrati e si sono chiariti. Inoltre Moscatelli, insieme ad un'altra sua collega Stefania De Carolis, ha indirizzato al consiglio dell'ordine e all'organismo sindacale degli avvocati una lettera: "consapevoli che la semiparalisi dell'attività giudiziaria ha aggravato i problemi di molti avvocati assicuriamo a tutti gli avvocati che nei limiti delle nostre possibilità e competenze continueremo a fare come abbiamo sempre fatto in passato per riscontrare le loro richieste".