Questo primo maggio 2020 è inedito: senza le piazze con i lavoratori, senza la libera uscita dei cittadini, senza il ponte festivo e le gite fuori porta, senza lo storico concertone a piazza San Giovani, senza, senza.. Non si contano i senza che ci vengono in mente. Ma altrettanto chiari sono, eufemisticamente parlando, le prospettive attuali e quelle dei prossimi mesi con il perdurare dellemergenza sanitaria. Uno di questi scenari ce lo descrive bene, in un post su Facebook, il regista nonchè direttore artistico del teatro Elicantropo di Napoli Carlo Cerciello. Che scrive: Il viola è il colore della quaresima e nella nostra tradizione di teatranti è associato al tempo in cui i teatri in questo periodo venivano chiusi. Questanno la quaresima dei cattolici ha coinciso con la quarantena e con la chiusura dei teatri e degli spazi culturali per i quali non viene ancora programmata una riapertura certa e definita. E' un primo maggio per noi che siamo in uno stato di quaresima perdurante. E' il tempo zero della sospensione del nostro lavoro, della nostra identità. È il momento dellaffermazione unitaria di diritti e dignità ora così pericolosamente in bilico. È il tempo della necessità del riconoscimento della nostra PRESENZA e della centralità dellarte come BENE PRIMARIO. Per questo con lo #zeromaggio2020 listeremo i nostri profili col viola di uno stato di quarantena quanto mai sofferto. Da questo zeromaggio però cominciamo insieme a immaginare una via duscita dall'emergenza: per la cultura di questo Paese, per tutte le lavoratrici e i lavoratori. Nessuno escluso. Un Primo Maggio dunque che fa emergere in modo particolare lo stato di tanti lavoratori irregolari, il loro peso in tanti settori senza cercare però di far emergere e regolamentare i loro diritti. Sia che si tratti di addetti al commercio, giovani commesse/i non regolarizzati ma indispensabili con orari massacranti nei giorni festivi e non solo. Qualcuno sta parlando di queste figure, di questi lavoratori che sono diventati invisibili? Sono rimasti a casa, e senza aver diritto ad alcun riconoscimento economico perché "a nero, e chissà quanti di questi ritorneranno al lavoro. Qualcuno si è preoccupato di verificare se le miriadi di fabbrichette che impiegano molti di questi lavoratori abbiano rispettato la quarantena? Come stanno vivendo questi forgotten people? Usando i sussidi, con il reddito di cittadinanza, con il bonus spesa, con la solidarietà sociale?Per non parlare degli operatori dei call center che dopo, varie proteste, in molti casi per la mancanza di tutela sanitaria, sono stati messi in modalità smart working. O, ancora, dei rider che hanno lavorato sempre e instancabilmente in questo periodo in molte regioni e che, oggi, primo maggio tra laltro scioperano. E lesercito dei lavoratori della cultura, dello spettacolo, delle tante attività di questo importante comparto che, attraverso lingegno e la professionalità, soddisfano la nostra sete di benessere culturale. Molti di loro sono lavoratori autonomi con partita Iva; tanti altri svolgono collaborazioni professionali, e tanti attori e attrici che non arrivano alle 35 giornate lavorative per essere ammessi al bonus. Agli autori teatrali, registi, scenografi, musicisti, costumisti, tecnici, attrezzisti, elettricisti, chi potrà garantire loro quelle giornate di lavoro perse per la chiusura dei teatri, dei luoghi della cultura? Quale scenario di politica culturale si può tracciare in alternativa che non sia solo lo streaming e il web? Per le categorie dei tanti lavoratori stagionali, per i tanti addetti alla ristorazione e ai bar, degli alberghi e dellospitalità, della terra, della floricoltura, settori che prevedono, proprio nei mesi estivi, un massiccio impiego, quali misure sono previste, se non hanno accesso alla cassa integrazione? Le cifre sulla crisi del commercio e dei servizi, del turismo, di alcuni comparti dellagricoltura, di alcune attività industriali appaiono veramente inquietanti. Il lockdown ha messo in ginocchio numerose categorie professionali. Tante start up di giovani che hanno investito sul loro futuro creando una impresa stanno fronteggiando le difficoltà del momento, alcune purtroppo saranno costrette a rivedere il loro progetto o addirittura a chiudere, quelle specializzate in tecnologie e dispositivi avanzati sono scese in campo sia per dare una mano nella fase 1 che nella fase 2. Ecco questo Primo Maggio 2020 è veramente inedito e con poca luce, se non passa questa emergenza, se non si decide e se non si individuano strategie e politiche di medio periodo, adeguate e mirate per ciascun settore. Nessuna lavoratrice o lavoratore ama essere mantenuto da mamma Stato, tutti hanno, dal Sud al Nord, lorgoglio di potercela e dovercela fare da soli, ma chiedono però le doverose tutele di lavoro, la riconoscibilità di esistere, la possibilità di emergere e di diventare visibili agli occhi di tutti. Perciò Buon Primo Maggio. A tutti, ma proprio tutti.