Altre volte ci si è lamentati della forma. Non va bene, si è detto, che il premier Conte stravolga la vita degli italiani con decretini, i “dpcm”, che non devono neppure passare dalle aule del Parlamento. Poi si è detto: ma è mai possibile che prima ancora di  emanare il “decreto del presidente del Consiglio dei ministri” con cui una volta ci chiude i negozi e l’altra istituisce il reato di passeggiata, Conte va in diretta a reti unificate e pronuncia un editto che non sta nemmeno ancora su carta?... Credevate che fosse il punto di caduta? Errore. Perché stavolta il capo del governo è andato decisamente oltre. Ha rinunciato persino alla diretta Rai, che nel suo ecumenismo aveva quanto meno una sua sudamericana democraticità, e ha scelto un  giornale. Uno solo però, peraltro autorevolissimo ed eccellente qual è Repubblica, per spiegarci come ricambierà la nostra vita dal 4 maggio in poi. Dalle scuole che non riapriranno e che sono rimandate loro stesse «a settembre» (forse) a una maggiore libertà negli «spostamenti» che però non andrà inteso come un «libera tutti». Onore a Maurizio Molinari (l’intervista è a firma sua e di Stefano Cappellini), che imprime alla sua appena iniziata direzione di Repubblica un scatto straordinario. Ma è difficile trovare parole per descrivere una disinvoltura legislativa che Conte non sembra aver per nulla stemperato. Vi offriamo di seguito, dunque, alcuni dei passaggi chiave dell’intervista a Giuseppe Conte pubblicata sul numero di Repubblica oggi in edicola.

«La Scuola? A settembre. Forse»

«La scuola è al centro dei nostri pensieri e riaprirà a settembre. Ma tutti gli scenari elaborati dal comitato tecnico-scientifico prefigurano rischi molto elevati di contagio, in caso di riapertura delle scuole. È in gioco la salute dei nostri figli, senza trascurare che l’età media del personale docente è tra le più alte d’Europa. La didattica a distanza, mediamente, sta funzionando bene. La ministra Azzolina sta lavorando per consentire che gli esami di Stato si svolgano in conferenza personale, in condizioni di sicurezza».

«Nessun ‘liberi tutti’, via solo le restrizioni più rigide»

«Non siamo ancora nella condizione di ripristinare una piena libertà di movimento, ma stiamo studiando un allentamento delle attuali, più rigide restrizioni. Ho già anticipato che non sarà un ‘libera tutti’. Faremo in modo di consentire maggiori spostamenti, conservando, però, tutte le garanzie di prevenzione e di contenimento del contagio».

«Io decisionista? Ma che dite?...»

«Le accuse che mi arrivano dipendono dai giorni. A volte vengo descritto come troppo decisionista, altre volte come colui che ascolta troppo le opinioni altrui. Se non ti avvali del consiglio di esperti sei arrogante, se te ne avvali diventi pavido e indeciso. Ma la linea del governo è sempre stata chiara e univoca: gli scienziati e gli esperti hanno il compito di elaborare dati e informazioni e formulare suggerimenti. Le decisioni spettano al governo, e io per primo mi sono sempre assunto e sempre mi assumerò la responsabilità politica delle scelte adottate». «Non si poteva pensare a un allentamento del lockdown nel pieno della fase acuta del contagio. Sarebbe stato irresponsabile. Quanto al numero delle task force, lo chiarisco una volta per tutte: in realtà sono solo due quelle che stanno offrendo suggerimenti destinati aorientare le decisioni del governo. Tutto qui».

«Più mascherine per tutti. Senza Iva»

Oltre al colpo da maestro sui ristornati che non apriranno affatto il 4 maggio – una prodezza di tale livello artistico da meritare specifica trattazione in altro articolo –  il presidente del Consiglio comunica attraverso l’esclusiva concessa a Repubblica altre quisquilie. Sulle mascherine a esempio, per le quali, sancisce nell’intervista-decretino, «introdurremo presto un prezzo calmierato, in modo da evitare speculazioni e abusi di mercato. Quanto alla riduzione dell’Iva, in realtà farò di tutto per pervenire al più presto alla completa eliminazione dell’Iva» (solo sulle mascherine, s’intende, ma si sa, le interviste ai quotidiani non richiedono il rigore testuale di luna legge dello Stato…).