Un’alleanza con il governo Conte, per Forza Italia, è fuori discussione. A giurarlo è la deputata Maria Stella Gelmini, che nonostante le fibrillazioni degli ultimi giorni nel centrodestra - soprattutto in Europa, con voti contrastanti sugli strumenti da utilizzare per affrontare l’emergenza coronavirus - non ha dubbi sulla tenuta della coalizione. Mentre appare molto più debole, ai suoi occhi, l’accordo di governo, tra scontri interni al M5s e disaccordi tra i partiti di maggioranza. «In Europa sosterremo l’Italia, non Conte. Ma per uscire da questa crisi serve un anno sabbatico della burocrazia» .

Nei giorni scorsi Conte ha elogiato Forza Italia, che dal canto suo si è dimostrata più aperta del resto della coalizione di centrodestra. Il tutto mentre nella maggioranza si registrano frizioni. Se ci fosse una rottura sareste pronti ad entrare?

Non scherziamo. Non si può confondere l’atteggiamento da opposizione costruttiva, nazionale e repubblicana, con un sostegno presente o futuro al governo Conte. Noi abbiamo semplicemente messo in quarantena le polemiche per dare una mano all’Italia. Papa Francesco ha esortato i politici a cercare il bene del Paese e non quello del proprio partito. Lo abbiamo sempre fatto e continuiamo a farlo. Dopodiché, anziché elogiarci Conte farebbe bene ad accogliere gli emendamenti di Forza Italia: invece anche sul Cura Italia c’è stato il solito muro di gomma. Hanno respinto tutti, ma proprio tutti, gli emendamenti, nonostante avessimo ritirato le proposte che contenevano aumenti di spesa e ci fossimo limitati ad emendamenti di natura ordinamentale.

Il centrodestra in Europa si è spaccato sul voto a Mes, Coronabond e recovery fund. È l’inizio della fine per la coalizione? Come uscirà il centrodestra da questa emergenza?

La coalizione di centrodestra gode di ottima salute, ma per l’appunto è una coalizione. Non siamo un partito unico e su alcune tematiche ci sono sensibilità diverse. Niente al confronto delle spaccature della maggioranza. E poi guardi che ieri tutti i gruppi di centrodestra hanno riconosciuto l’insostituibile ruolo della Bce in questa fase: non è un risultato di poco conto e si deve anche alla posizione equilibrata di Forza Italia. Se pensiamo che i grillini fino a qualche anno fa proponevano l’uscita dall’Euro, le nostre diversità di visione su una parte dell’intervento europeo – e cioè sul Mes – sono nulla. Sul Fondo salva stati noi abbiamo un approccio più pragmatico perché sappiamo che all’Italia in questo momento serve tutto. Se il Mes non sarà più il Mes e sarà senza condizioni, perché dire no?

Le indiscrezioni parlano di uno scontro Salvini- Giorgetti che rischia di spaccare la Lega... questo cambia gli equilibri?

La Lega finora è stato un partito monolitico e non ho motivo di pensare che sia cambiato qualcosa. Il dibattito interno alla Lega, comunque, non ci riguarda e sarebbe comunque un fatto fisiologico che rispetteremmo. Ciò che conta sono le prese di posizione ufficiali e i voti in Parlamento e tutti i partiti del centrodestra in questo momento sono al loro interno molto coesi. Le divisioni mi paiono invece evidenti nei partiti di maggioranza: nello stesso Pd si scontrano più linee mentre nei 5 Stelle il ritorno di Di Battista e la polemica sulle nomine nelle partecipate hanno allargato una faglia che già c’era. Gli scontri veri sono lì, nella maggioranza.

Sosterrete Conte in Europa?

Ci piacerebbe poter sostenere l’Italia: ma Conte arriva al vertice senza un voto del Parlamento e con una maggioranza divisa. Oltretutto non abbiamo ancora capito se sul Mes senza condizioni il suo sarà un sì, un no o un ni… Così è difficile aiutarlo.

Conte ha annunciato un nuovo decreto da 50 miliardi: basteranno? La sua informativa l’ha convinta?

L’informativa di Conte è stata deludente. Nella prima parte ha descritto i cinque capisaldi della risposta sanitaria. Niente di nuovo: ha ripercorso quanto già affermato dal ministro Speranza. Poi, sulla fase 2, ha fatto copia e incolla di quanto al mattino aveva pubblicato su Facebook; infine sui provvedimenti economici ha detto poco o nulla, senza neanche quantificare il prossimo scostamento di bilancio. Ha parlato di “almeno” 50 miliardi di euro. E così si arriverebbe a 75miliardi: noi abbiamo sempre sostenuto che occorresse subito una misura shock da almeno 100 miliardi. Invece si continua navigare a vista, anche sulle misure economiche con il risultato che prima abbiamo inseguito il virus, con una miriade di decreti, dpcm, ordinanze di protezione civile e ministeriali.

Adesso inseguiamo la crisi: ma sia il virus che la crisi, purtroppo, sono più veloci del governo. L’Ufficio parlamentare di bilancio prevede un tracollo del Pil a - 15% per il primo semestre. Se non si cambia registro, se non si comincia a correre sarà un disastro.

Come uscirà l’Italia da questa crisi?

Non certo con una discussione solo su mascherine, gel, disinfettanti e mezzi pubblici. Tutto ciò è indispensabile per uscire dall’emergenza sanitaria, ma per riaccendere una macchina che parte da una profonda recessione ci vuole altro. Noi stiamo indicando una strada: serve un anno sabbatico per la burocrazia, il fisco e la giustizia amministrativa. Bisogna cancellare la parola “certificazioni” dal vocabolario, sospendere il codice degli appalti ed applicare alle opere infrastrutturali il modello del ponte Morandi che peraltro sta per essere completato, uno shock fiscale nell’ottica della riduzione delle tasse e della semplificazione. Occorre mettere in moratoria anche l’abuso d’ufficio e sostenere e liberare l’economia reale, passare dalle autorizzazioni preventive ai controlli ex post. Tutte cose su cui questo governo non sembra attrezzato.