Tra i maggiori divulgatori scientifici che abbiamo imparato a conoscere a causa della pandemia del Covid- 19 c'è sicuramente Enrico Bucci, professore aggiunto alla Temple University di Filadelfia. Da anni si occupa di dati biomedici, frodi scientifiche e biologia dei sistemi complessi. È autore di circa 80 pubblicazioni peer- reviewed e di un libro divulgativo dedicato alla frode scientifica, Cattivi Scienziati, Add editore, Torino.

Nell'informativa al Senato, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha detto che dovremmo mantenere le distanze e indossare le mascherine finché non ci sarà un vaccino. Lei cosa ne pensa?

Che in generale sia corretto; naturalmente, dalle parole però bisogna passare alla concretezza. Quali e quante mascherine saranno disponibili per i cittadini italiani, per esempio? Vorrei solo qui ricordare un recente articolo dell'Economist, dove si spiega chiaramente che la produzione di mascherine, proprio a causa del lockdown e della domanda eccessiva, al momento appare del tutto insufficiente rispetto alle necessità. Cosa sta facendo l'Italia per dotarsi di stock sufficienti, senza dipendere dal capriccio degli esportatori?

Come interpreta i recenti dati sul numero dei contagi e dei morti? Il virus è destinato a sparire o dobbiamo aspettarci nuovi focolai?

Il virus non sparirà e con la riapertura che immaginiamo a breve è inevitabile che ci saranno nuovi focolai. Questo potrebbe anche essere un problema controllabile, se ci fossimo dotati di quel che serve per intercettarli in fase precoce ( test diagnostici) e se dessimo ascolto ai medici, che indicano chiaramente come i pazienti debbano essere il più possibile seguiti a domicilio o comunque rinforzando la medicina territoriale. Al di là delle parole, cosa abbiamo fatto in questo senso? Siamo pronti a ripetere il modello ' Vo' Euganeo' per ogni nuovo focolaio italiano? Abbiamo la capacità di fare dappertutto ciò che ha fatto per esempio l'Emilia Romagna, per contenere l'intasamento degli ospedali in fase epidemica più avanzata?

Secondo lei quali sono i criteri scientifici da utilizzare per gestire la fase 2?

Distanziamento e dispositivi di protezione, monitoraggio stretto dei nuovi focolai, interventi rapidi di contenimento ( mediante zona rossa, ove necessario), team di medici sul territorio ben attrezzati e ben dotati. In una parola, gestione oculata. Che poi queste cose siano realizzabili in Italia, è un altro paio di maniche: sono pessimista, a questo punto, sulla possibilità di fare quanto serve, ma spero di essere stupito dall'iniziativa individuale dei nostri cittadini, che possono già fare molto cercando di evitare comportamenti a rischio.

In questi mesi si è scritto e detto molto sul virus, le sue origini, le possibili cure. Le persone sembrano aver perso fiducia nella scienza. Lei cosa pensa?

Che le persone sono passate da aspettative irrealistiche alimentate dai media e da certi ricercatori ( il vaccino subito, per esempio) all'incomprensione di cosa succede, perché il dibattito scientifico, anche molto acceso, si è svolto e si svolge in pubblico, generando disorientamento. Serve che le persone capiscano come funziona la scienza, prima di interessarsi a ciò che dicono virologi, scienziati e anche ciarlatani. Il virus ha fatto esplodere la contraddizione tra un gran bisogno di informazione scientifica chiara e l'incapacità di comprendere anche le basi, dovuta alla sistematica mortificazione delle discipline scientifiche nelle scuole italiane.

Secondo lei sono stati compiuti degli errori da parte del governo italiano nelle prime fasi della diffusione del virus? E dopo?

Non è mio compito alimentare il dibattito sugli eventuali errori del governo. Diciamo che l'élite italiana - e non mi riferisco solo al governo o alla politica - ha mostrato chiarissimi limiti nell'anticipazione, nell'interpretazione e nella gestione del fenomeno, e la polverizzazione del potere decisionale nelle nostre istituzioni ha fatto il resto.

Cosa pensa invece della gestione Trump della emergenza sanitaria?

Non mi pare che si possa parlare di gestione, quanto di gestioni multiple ispirate dall'umore del momento e dagli accadimenti. Trump è un prodotto del suo tempo, ed è assolutamente inadatto a fronteggiare questa o altre emergenze; i cittadini americani e del mondo hanno avuto modo di impararlo in molte occasioni a loro spese.