La Corte d'Appello di Roma ha finito i fondi già a metà aprile, dunque è impossibile liquidare gli onorari per il patrocinio a spese dello stato e per le difese d'ufficio agli avvocati. Una beffa dura da ingoiare, per i tanti avvocati del Lazio che non vedranno saldate le loro parcelle per prestazioni per altro già svolte. La denuncia arriva dall'Ordine degli Avvocati di Roma e dall'Unione degli Ordini Forensi del Lazio, che avevano segnalato per tempo al ministero della Giustizia che i fondi stavano per esaurirsi, ma da via Arenula non è mai arrivata alcuna risposta. La settimana scorsa il presidente della Corte d'Appello, Massimo Gallo ha fatto sapere che "Pur nella consapevolezza delle difficoltà che sta incontrando la categoria degli avvocati in questo periodo, spiace dover comunicare che allo stato non è possibile soddisfare le richieste dei pagamenti, poichè i fondi a disposizione risultano esauriti". Gallo, inoltre, ha aggiunto che "la situazione è stata ampiamente rappresentata al Ministero della Giustizia, sia attraverso richieste di fabbisogno all'Amministrazione, sia con solleciti e aggiornamenti sull'insufficienza delle somme disponibili" ma che nemmeno la stessa corte ha informazioni sui tempi per l'accreditamento di nuovi fondi. In una durissima nota inidirizzata al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, l'Unione degli Ordini Forensi del Lazio ha sottolineato come già in data 18 marzo "si invitava il ministro a promuovere la procedura di liquidazione e il pagamento dei compensi professionali agli avvocati e di dotare il fondo delle necessarie risorse e conomiche, anche al fine di dare adeguato sostegno agli avvocati che, più delle altre professioni, stanno soffrendo la crisi derivante dall'emergenza sanitaria. Oggi, invece, gli avvocati del Lazio guidati da Luca Conti ribadiscono che "il ritardo nella liquidazione dei compensi comporta un gravissimo disagio per tutti gli avvocati interessati", che "è essenziale tutelare e garantire la dignità dell'avvocato nella funzione di garante dei diritti e delle libertà" e che "l'istanza dell'avvocatura del Lazion non riguarda un sostegno economico straordinario, bensì la legittima richiesta di pagamenti per attività professionali svolte spesso da diversi anni".