Che cos’è il Mes? E di cosa politica italiana? Il Meccanismo europeo di stabilità è tecnicamente un’impresa pubblica europea, formata dagli Stati membri, nata nel 2012 per sostenere finanziariamente i Paesi in difficoltà. Il Fondo dispone di una capacità di prestito di circa 500 miliardi di euro. Può aprire linee di credito, concedere prestiti o acquistare i titoli di Stato del Paese che ha richiesto assistenza. Ma l’intervento non è mai a fondo perduto.

Anzi, il sostegno avviene «sulla base di condizioni rigorose commisurate allo strumento di assistenza finanziaria scelto. Tali condizioni possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche al rispetto costante di condizioni di ammissibilità predefinite», recita l’articolo 12 del Trattato istitutivo. Tradotto: in caso di inadempienza del debitore, il Mes può arrivare a imporre controlli della spesa, riforme strutturali e pesanti sanzioni, come avvenuto con la Grecia. Ed è questo l’aspetto che induce molti a parlare di commissariamento da parte della Troika. Ma il “Mes anti covid” su cui l’Eurogruppo ha trovato un accordo di massima per far fronte all’emergenza, e su cui la politica italiana si divide, non è il Fondo istituito nel 2012. O meglio, è una versione diversa: dispone di una cassa di 240 miliardi di euro da ripartire a chi ne fa richiesta in proporzioni pari al 2% del Pil. All’Italia toccherebbero dunque 36 miliardi di euro, destinati però alla sola spesa sanitaria.

A differenza del Mes “originario” vengono meno le famigerate “condizionalità” che spaventano molti. «Il solo requisito per accedere alla linea di credito del Mes sarà che gli Stati si impegnino a usarla per sostenere il finanziamento di spese sanitarie dirette o indirette, cura e costi della prevenzione collegata al Covid- 19», si legge nel documento conclusivo sottoscritto dai ministri dell’Economia europei. «La linea di credito sarà disponibile fino alla fine dell’emergenza. Dopo, gli Stati restano impegnati a rafforzare i fondamentali economici, coerentemente con il quadro di sorveglianza fiscale europeo, inclusa la flessibilità». Ma è proprio questa precisazione ad alimentare, insieme ad altre criticità, le diffidenze di alcune forze politiche, convinte che una volta terminata l’emergenza le condizionalità previste dal Mes possano essere reintrodotte.