Il settore delle organizzazioni non profit, che costituisce una grande risorsa per il nostro Paese con circa 340.000 organizzazioni e 5.500.000 circa di volontari, di fronte all’emergenza COVID – 19 si trova in una situazione di totale assenza di coordinamento con la pubblica amministrazione. La legislazione di riforma del Terzo Settore ( D. Lgs 117/ 2017 e 112/ 2017), che avrebbe dovuto consentire al mondo delle organizzazioni non profit di svolgere attività sociali essenziali in questa particolare situazione emergenziale, non può generare effetti essendo la riforma ancora incompiuta. Le organizzazioni non profit tentano, con iniziative locali, di dare un aiuto alle diverse situazioni di difficoltà in cui si trovano i cittadini ( assistenza agli anziani con la spesa a domicilio e conforto psicologico, distribuzione di pasti agli indigenti, assistenza agli immigrati senza lavoro e fissa dimora ect. ) senza ricevere alcun contributo da parte della pubblica amministrazione, ma ricorrendo a risorse proprie e di donatori.
Tale immenso potenziale umano e organizzativo, essenziale nelle politiche sociali del Paese, rischia una dispersione organizzativa e necessita, in questa fase, di un concreto contributo economico.
In tale contesto non è possibile intervenire legislativamente sulle inefficienze della Riforma del Terzo settore, eccessivamente complessa, burocratizzata e inapplicabile e occorre intervenire con una legislazione di emergenza, per dare un concreto aiuto ai cittadini, attraverso le organizzazioni non profit. Una risposta immediata alle esigenze del Paese potrebbe essere data dalla costituzione presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di una “Unità di emergenza delle politiche sociali COVID- 19” ( UEPS- COVID- 19) con funzioni di: – provvedere al coordinamento delle attività sociali e distribuzione di risorse, economiche e non su tutto il territorio nazionale; – Individuare le attività sociali di primaria importanza nella fase emergenziale ( attività socio sanitarie, assistenziali, beneficenza, immigrazione ect.).
– Individuare i criteri di distribuzione di risorse, economiche e non, alle organizzazioni non profit attraverso canali diretti e non attraverso intermediazione di altri enti pubblici o privati.
– Controllo e verifica dell’effettivo utilizzo delle risorse per i fini individuati; a tale scopo si potrebbe delegare ai sindaci dei comuni in cui operano le organizzazioni il controllo dell’utilizzo delle risorse riferendo all’UEPS.
Sarebbe inoltre auspicabile che il Governo, preso atto della inapplicabilità e funzionamento della riforma del Terzo settore provveda ad abrogare il D. Lgs 117/ 2017 e il D. Lgs 112/ 2017; provveda immediatamente alla progettazione di una nuova riforma più agevole e immediatamente operativa.
* Professore di Economia Politica presso al Pontificia Università Lateranense
La riforma del Terzo settore non funziona. Il no profit senza contributi fatica a dare aiuto
Il settore delle organizzazioni non profit, che costituisce una grande risorsa per il nostro Paese con circa 340.000 organizzazioni e 5.500.000 circa di volontari, di fronte all’emergenza COVID – 19 si trova in una situazione di totale assenza di coordinamento con la pubblica amministrazione. La legislazione di riforma del Terzo Settore ( D. Lgs 117/ 2017 e 112/ 2017), che avrebbe dovuto consentire al mondo delle organizzazioni non profit di svolgere attività sociali essenziali in questa particolare situazione emergenziale, non può generare effetti essendo la riforma ancora incompiuta. Le organizzazioni non profit tentano, con iniziative locali, di dare un aiuto alle diverse situazioni di difficoltà in cui si trovano i cittadini ( assistenza agli anziani con la spesa a domicilio e conforto psicologico, distribuzione di pasti agli indigenti, assistenza agli immigrati senza lavoro e fissa dimora ect. ) senza ricevere alcun contributo da parte della pubblica amministrazione, ma ricorrendo a risorse proprie e di donatori.
Tale immenso potenziale umano e organizzativo, essenziale nelle politiche sociali del Paese, rischia una dispersione organizzativa e necessita, in questa fase, di un concreto contributo economico.
In tale contesto non è possibile intervenire legislativamente sulle inefficienze della Riforma del Terzo settore, eccessivamente complessa, burocratizzata e inapplicabile e occorre intervenire con una legislazione di emergenza, per dare un concreto aiuto ai cittadini, attraverso le organizzazioni non profit. Una risposta immediata alle esigenze del Paese potrebbe essere data dalla costituzione presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di una “Unità di emergenza delle politiche sociali COVID- 19” ( UEPS- COVID- 19) con funzioni di: – provvedere al coordinamento delle attività sociali e distribuzione di risorse, economiche e non su tutto il territorio nazionale; – Individuare le attività sociali di primaria importanza nella fase emergenziale ( attività socio sanitarie, assistenziali, beneficenza, immigrazione ect.).
– Individuare i criteri di distribuzione di risorse, economiche e non, alle organizzazioni non profit attraverso canali diretti e non attraverso intermediazione di altri enti pubblici o privati.
– Controllo e verifica dell’effettivo utilizzo delle risorse per i fini individuati; a tale scopo si potrebbe delegare ai sindaci dei comuni in cui operano le organizzazioni il controllo dell’utilizzo delle risorse riferendo all’UEPS.
Sarebbe inoltre auspicabile che il Governo, preso atto della inapplicabilità e funzionamento della riforma del Terzo settore provveda ad abrogare il D. Lgs 117/ 2017 e il D. Lgs 112/ 2017; provveda immediatamente alla progettazione di una nuova riforma più agevole e immediatamente operativa.
* Professore di Economia Politica presso al Pontificia Università Lateranense
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