«Grazie anche al nostro Sindaco! Oggi ho chiamato per avere informazioni al numero di riferimento indicato, ed ho avuto il piacere di conferire proprio col nostro primo cittadino. Ci si sente meno soli e meno lontani dalle istituzioni con persone così! Grazie di cuore. Avanti tutta. Tutti insieme, ce la faremo». È uno dei tanti messaggi sui social, scritti dalle persone che trovano nel loro Primo cittadino il punto di riferimento. Sono proprio loro i sindaci dei quasi ottomila comuni impegnati sul territorio a gestire in prima battuta, insieme alle autorità sanitarie e civili nazionali e regionali, l’emergenza Coronavirus. Purtroppo qualcuno ci ha rimesso anche la vita, come nel caso di Giorgio Valoti, sindaco di Cene, e del suo collega Raimondo Ballico, primo cittadino di Mezzoldo, che è deceduto il 18 marzo. Due amici del Bergamasco, innamorati dei loro comuni e per i quali si sono impegnati fino alla fine.

Oramai il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, e il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, sono diventati volti familiari con i quali gli italiani hanno instaurato un feeling virtuale, attendendo con ansia la loro conferenza stampa per avere notizie, rassicurazioni e consigli su come affrontare questo periodo. Ma nel quotidiano sono i tanti Valoti e Ballico che vengono sollecitati, devono adottare provvedimenti e dare le prime risposte ai loro cittadini. Lo fanno in tutti i modi possibile, grazie soprattutto all’ausilio dei social. Sono in chat con gli altri componenti della giunta, con i responsabili delle Asl, della Protezione civile locale, con le Forze dell’Ordine, ma soprattutto con i cittadini. Diffondono comunicati insieme ad altri sindaci dei paesi vicini per far passare il messaggio che le comunità sono unite in questa battaglia, senza alcuna differenza di schieramento politico e di maggioranza o opposizione. Organizzano l’assistenza domiciliare agli anziani e ai disabili, curano la consegna a domicilio di farmaci e generi di prima necessità, la sanificazione delle strade.

Devono smorzare le polemiche che la rete amplifica, veicolare comunicazioni di servizio e calmare gli animi di qualcuno che, complice la leonina tastiera, continua a mantenere toni da prima del Coronavirus. È una piccola minoranza, va detto, ma può creare il classico effetto valanga che in questo periodo proprio non serve. Uno degli argomenti più dibattuti è la richiesta di conoscere le generalità dei positivi al Covid 19 in nome del diritto alla salute. Si appellano alla sensibilità, invitano a rispettate la privacy e le regole, evitando la caccia alla streghe o all'untore. Ricordano a tutti che nei casi accertati, saranno le amministrazioni competenti ad attivare i protocolli e individuare le persone che sarebbero entrate in contatto con le persone risultate positive ai tamponi.

La faccia stravolta di Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, racconta tutta la sofferenza e la tragedia che la sua città sta vivendo, ma allo stesso tempo il messaggio che passa e di non mollare. Così come Gianni Lorenzetti, sindaco di Montignoso, in provincia di Massa Carrara, che ha annunciato ai suoi concittadini con un lungo video su Facebook: «Non voglio nascondervi nulla, uno dei nuovi casi positivi al Coronavirus di oggi sono io». Stessa cosa ha fatto Marco Facchinotti, primo cittadino di Mortara, in Lomellina. E ancora Carmine Sommese, sindaco di Saviano, in provincia di Napoli, che in un lungo comunicato si è rivolto ai suoi cittadini invitandoli ad adottare tutte le buone pratiche per evitare il contagio. Mentre Beniamino Maschietto, sindaco da nemmeno un mese di Fondi, in provincia di Latina, giovedì ha preso una decisione drastica: «A Fondi oggi abbiamo cinquanta casi positivi su un totale di 40mila abitanti. La decisione di chiudere il Comune è stata presa per prudenza, pensando e sapendo, anche dall'esperienza del Nord Italia».

Tra i sindaci italiani c’è chi ha mantenuto un profilo basso, pubblicando nel sito del Comune le informazioni che giungevano dalle autorità sanitarie, dalla Regione e dallo Stato, per non creare allarmismi e fornendo esclusivamente dati ufficiali. Qualcuno ha pubblicato una lettera a cuore aperto ai suoi cittadini, qualche altro ha diffuso un decalogo sui comportamenti da avere sui social: non diffondere fake news, audio che possano creare panico, condividere solo notizie da siti ufficiali. Fino a un perentorio: “se non hai una laurea in medicina, biologia, chimica o in scienze naturali non formulare teorie e non scriverle”.

Ancora più incisivo l’ormai famoso Gianfilippo Bancheri, il primo cittadino di Delia, in provincia di Caltanissetta che ha postato un video, diventato in brevissimo tempo virale. Cinque minuti nei quali ha parlato ai suoi cittadini, ricorrendo a un dialetto efficace, invitandoli a stare a casa ed evidenziando le scuse ridicole e le pretese per poter uscire. «Non andrà tutto bene se continuate a uscire. A casa dovete stare, tutti podisti siete diventati? L’ultima volta avete corso alle elementari…», una delle frasi più a effetto. Bancheri le ha provate davvero tutte per convincere i propri cittadini a rimanere a casa. Così come Antonio Decaro, primo cittadino di Bari e presidente dell’Anci, che gira le strade della sua città per rimandare a casa le persone: «Andate a casa! Non è un film! Mi farete ammalare di crepacuore!».