Ora, salvo sorprese, nelle carceri italiane è ritornata la calma. Si è esaurita nel tardo pomeriggio di ieri la protesta scoppiata al carcere di Sollicciano. Protesta, in questo caso, scaturita dai timori di contagio da Covid- 19 dovute al fatto che un allievo dei corsi per Agente di polizia penitenziaria, che stava effettuando il tirocinio formativo a Sollicciano, sia stato trovato positivo al coronavirus. Tra l’altro nasce un giallo. Gennarino De Fazio, il leader del sindacato Uilpa, denuncia che già con il Dpcm del 4 marzo scorso era stata disposta la sospensione delle attività didattiche presso le scuole di ogni ordine grado con alcune eccezioni. «Fra quelle eccezioni erano ricomprese le scuole di talune Forze dell’Ordine, ma non di quelle della Polizia penitenziaria», tuona il sindacalista. Sottolinea che tale disposizione è stata confermata con il successivo Dpcm dell’ 8 marzo, «ma solo oggi pomeriggio, 11 marzo 2020, sono state disposte le sospensioni delle attività didattiche presso le Scuole della Polizia penitenziaria ( 177° corso Agenti) fino al 3 aprile».

Finite, per ora le proteste, lo Stato italiano si ritrova a fare i conti con gli inevitabili danni, sezioni intere inagibili e trasferimenti dei detenuti in altri penitenziari. Un problema enorme visto che la conseguenza è un ulteriore ingolfamento delle carceri già sovraffollate. Tra le macerie della tragedia annunciata ci sono 15 detenuti morti. Nove solo al carcere di Modena, quattro a Rieti e due a Bologna. Ma forse la conta macabra potrebbe aumentare visto che ci sono ancora alcuni detenuti in rianimazione. Non è certa la causa dei decessi e tutto questo dovrà essere accertata tramite l’autopsia.

Il Dubbio ha potuto apprendere che, nella giornata di oggi, almeno nel caso dei nove morti del carcere di Modena, saranno tutti sottoposti a tampone e in seguito verrà eseguita l’autopsia. Intanto continuano senza sosta le attività di ricerca dei detenuti evasi durante la rivolta del carcere di Foggia. Dei 72 evasi, ben 61 sono stati catturati o si sono costituiti. Arrivano intanto segnalazioni, tutte da verificare, di possibili ritorsioni – da parte di alcuni agenti penitenziari - nei confronti dei rivoltosi. Se così fosse, sicuramente il Dap farà accurate indagini visto che alla violenza, lo Stato di Diritto non risponde con altrettanta violenza.

Il Sistema penitenziario è in crisi, ma da tempo e forse tutto ciò poteva essere evitato se il governo precedente avesse approvato in toto la famosa riforma dell’ordinamento penitenziario dell’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, il quale è attualmente nella maggioranza di governo. Ora si paga lo scotto di una forte crisi in piena emergenza coronavirus: nelle carceri italiane, il Convid- 19, è sempre in agguato e diventerebbe difficile mettere in atto gli isolamenti sanitari.

Le polemiche contro il ministro della giustizia Bonafede e del Dipartimento penitenziario non mancano. Tutte le sigle sindacali e i partiti politici si sono scagliati contro. Ma per motivi diversi. Chi chiede il pugno di ferro, chi invece chiede subito misure alternative alla pena carceraria per alleggerire i penitenziari e invoca soprattutto dimissioni del guardasigilli per non aver saputo prevenire tale tragedia. «La situazione delle carceri italiane è molto grave anche a causa di una gestione assolutamente inadeguata da parte del governo e dei massimi dirigenti del dipartimento», dice Pompeo Mannone, il segretario della Federazione Nazionale della Sicurezza della Cisl. «Quello che sta accadendo era facilmente prevedibile vista la situazione davvero incresciosa in cui versano i nostri istituti penitenziari», spiega Mannone. «Ormai sanno tutti che le nostre carceri – sottolinea il segretario della Fns Cisl - hanno almeno 10 mila detenuti in più rispetto alla capienza consentita e ci sono 5 mila poliziotti in meno. Aver messo in pericolo il personale è una cosa gravissima, sono 40 i poliziotti feriti cui va tutta la nostra solidarietà e vicinanza. Si poteva fare meglio e di più, non è pensabile che il sindacato venga convocato a fatti già accaduti: c’era la necessità di una condivisione ampia di misure per cercare di tamponare una situazione di per sé già pesante e drammatica».