«La politica non abdichi ancora una volta alle proprie prerogative costituzionali, affidandole alla magistratura. I penalisti italiani si riservano ogni iniziativa in difesa di questa elementare ma fondamentale regola dello Stato di diritto». Lo scrive in una nota la Giunta dell’Unione delle Camere penali esprimendo «la più ferma censura» sul contenuto del decreto legge, secondo le bozze messe in circolazione sui media, che il Cdm starebbe per assumere in tema di interventi emergenziali sui processi, quelli penali in particolare.anni non rinnovabili» «È inconcepibile - scrivono i penalisti - che non sia la legge a definire i criteri di urgenza che devono consentire la eccezionale celebrazione dei processi, ma che essi siano delegati, senza alcuna predeterminazione normativa, alla magistratura, e addirittura a quella inquirente» ed è «inspiegabile - aggiungono - che la politica deleghi interamente alla magistratura l’amministrazione di una emergenza sanitaria, senza assumersi la responsabilità di indicare criteri vincolanti chiari e non derogabili, validi sull’intero territorio nazionale». Inoltre, le Camere penali definiscono «inspiegabile» la «previsione di uno stato di eccezionalità fino al 30 giugno 2020», visto che «altri interventi, quali la chiusura delle scuole - rilevano - è stato intanto limitato al 20 marzo». Per questo, i penalisti invitano il ministro Bonafede ed il Presidente del Consiglio Conte ad «adottare la soluzione più semplice, efficace, sperimentata e dunque idonea ad evitare discussioni, polemiche, tensioni ed assunzioni di responsabilità che, in tema di tutela della salute pubblica, non possono essere irresponsabilmente affidate a chi non ha nè le competenze nè le informazioni per esercitarle»: quella di «applicare, fino al prossimo 31 marzo, salvo ulteriore, necessaria proroga, la legge 742 del 1969 sulla sospensione feriale dei procedimenti e delle udienze, che già di per sè regola la trattazione dei processi ritenuti normativamente urgenti».