È sufficiente ascoltare gli avventori di un qualsiasi bar della Capitale affollato nelle ore canoniche della colazione mattutina e della pausa pranzo, per scoprire che la preoccupazione per gli effetti del coronavirus è aumentata nelle ultime ore. Ovviamente ci si continua ad interrogare sui rischi per la propria salute, se il virus misterioso sia solo una influenza aggressiva o la peste del XXI secolo; se tutto finirà presto o meno, se le misure adottate siano state giuste o no... Naturalmente ognuno dice la sua, come è normale che sia in un rapido chiacchiericcio da bar.

Da ieri il più preoccupato ' e mo' che succede? ' non è però riferito al numero degli infetti e dei morti, alle imprese di alcuni settori strategici della nostra economia messe in ginocchio, all immagine nel mondo dell Italia, divenuta in una settimana sinonimo di lazzaretto. Ora l’interrogativo che maggiormente angustia i nostri vicini al bancone del bar, occasionali o tradizionali che siano, riguarda la sorte del campionato di calcio. Si discute di quando e con quali modalità si giocheranno le partite rinviate; di quale squadra ne trarrà vantaggio e quale sarà più danneggiata; degli interessi occulti e dei veri motivi che hanno portato alle decisioni prese... E basta scorrere i quotidiani o navigare sul web per scoprire che il fenomeno non si è manifestato solo nei bar romani, sta interessando tutta la Penisola, è notizia da prima pagina ovunque.

Forse è normale che sia così, visto che il calcio è lo sport nazionale per antonomasia, fa soffrire e gioire milioni di connazionali di ogni età e muove giganteschi interessi economici.

C è comunque di che riflettere perché quando le istituzioni perdono credibilità e cala la fiducia nella loro azione, i cittadini prima o poi le... archiviano, ne fanno volentieri a meno, cercano vie nuove per essere rappresentati o almeno sentirsi tali. E' proprio ciò che, a causa del Coronavirus, può accadere ad istituzioni assai più importanti per l’Italia della Federazione gioco calcio : il Parlamento, il governo, le regioni, la protezione civile, il servizio sanitario nazionale...

È ancora presto per dire quale sarà la credibilità delle nostre istituzioni, e quindi se gli italiani avranno ancora fiducia nel loro operato, quando saremo usciti dal tunnel della preoccupazione e della paura collettive. Lo potremo capire solo quando il trauma, purtroppo non solo psicologico, dell’emergenza sarà assorbito e la situazione sarà tornata alla normalità. Solo allora sarà possibile, necessario e giusto giudicare l’azione delle istituzioni, attribuire meriti ed indicare eventuali colpe. Chi fin da adesso lancia a destra e a manca accuse di incapacità se non addirittura di tradimento dell’interesse nazionale , non fa altro che alimentare la paura ed indebolire la indispensabile coesione della società di fronte ad una dura prova collettiva. È deplorevole che lo facciano i leoni da tastiera che, vigliaccamente coperti dall’anonimato, sputano sentenze e lanciano accuse infamanti. È deplorevole ma è il rovescio della medaglia della rete.

Ma che dire di quei dirigenti politici che non hanno sotterrato l’ascia di guerra nemmeno di fronte ad una emergenza nazionale che non ha precedenti nel dopoguerra? Identica domanda bisogna porsi anche per coloro che sembrano preoccuparsi solo della propria immagine, quelli che decidono pensando ai sondaggi sul gradimento delle misure adottate e non alle conseguenze reali realmente prodotte.

Di certo gli esponenti politici di entrambe le specie non avranno motivo di lamentarsi se domani, quando sarà passata la bufera, saranno giudicati degli irresponsabili e come tali trattati dagli italiani.

Appunto, solo da domani sarà giusto giudicare i nostri rappresentanti ad ogni livello. Ora è il tempo di tenere i nervi saldi e di fare tutto ciò che serve per vincere una sfida infinitamente più importante del campionato di calcio.

P. S. È spiacevole dirlo, ma se quanto sopra ha un senso non si può estendere il concetto a tutte le istituzioni che regolano la vita degli italiani. Di fronte al Coronavirus le istituzioni europee sono state finora totalmente assenti, come se non esistessero. Certo la sanità è materia di competenza esclusiva degli Stati nazionali. E altrettanto certamente l Italia potrà spendere almeno 3,6 miliardi di euro in più rispetto ai rigidi vincoli comunitari di bilancio. Ma davvero nei giorni scorsi a Bruxelles nessuno poteva fare qualcosa per aiutare l’Italia, per non lasciarla sola? È difficile crederlo anche per i più convinti europeisti. Molte capitali hanno fatto sentire la loro voce, non sempre amichevole. Dai vertici delle UE non si è sentita nemmeno una parola. Purtroppo.