La ricostruzione ufficiale dei fatti non è ancora stata confermata, ma il caso della sparatoria nella notte di sabato a Napoli infiamma i social network.

I fatti

Nella notte di sabato sera un carabiniere di 23 anni, da tre mesi in servizio a Bologna ma di origini napoletane, stava parcheggiando la macchina sul lungomare di Napoli, insieme alla fidanzata diciannovenne. Quando ha rallentato, è stato affiancato da uno scooter, con a bordo due ragazzi che avevano puntato il Rolex che aveva al polso e una catenina d’oro indossata dalla ragazza. Un ragazzo - Ugo Russo, 15 anni, incensurato - con indosso un casco che gli travisava il viso si è avvicinato al finestrino e, puntando contro il carabiniere una pistola che poi si rivelerà una riproduzione di una Beretta, gli ha ordinato di consegnare i beni. Il carabiniere prima si è identificato, poi ha aperto il fuoco e ha esploso tre colpi contro il rapinatore che è rimasto a terra: un proiettile ha colpito la testa, un'altro i torace.  Il suo complice diciassettenne è fuggito, lui invece ha chiamato il 112 che ha soccorso Russo ormai già in condizioni disperate. Il quindicenne è morto al pronto soccorso dell'ospedale Pellegrini e, all'alba, amici e parenti del giovane lo hanno devastato, imponendone la chiusura per ragioni sanitarie. Il carabiniere che ha aperto il fuoco è stato iscritto nel registro delle notizie di reato, è stato sentito dal pubblico ministero e non è stato ancora indicato il titolo di reato per cui è indagato. Probabilmente potrebbe essere eccesso colposo di legittima difesa.

La reazione

Sui social è diventato virale da un paio d'ore l'hashtag #iostocolCARABINIERE. Usato all'inizio per dimostrare solidarietà al carabiniere, poi il dibattito si è scatenato. C'è chi accusa i genitori del ragazzo morto, scrivendo che "Chi va in giro a rapinare non può essere dalla parte della ragione. Dispiace per la morte di un ragazzino ma, come si dice in questi casi, "se l'è cercata". Dalla reazione della famiglia si capisce in quali ambienti sia cresciuto". Oppure, "La morte di un figlio è sempre una tragedia , ma a 15 anni giri con una pistola e tenti di rapinare un carabiniere e poi sfasci il Pronto Soccorso non è normale. I genitori devono imparare ad educare e a crescere i propri figli". Chi invece attacca il giovane: "Sono figlia di questa terra malata in cui un 15enne che va in giro di notte a fare la rapine è considerato "nu brav waglion" e me ne vergogno!! Non c'è alibi che tenga, non mi sta più bene che venga giustificato tutto con l'età, la famiglia da cui si viene". E ancora: "Certo è assolutamente normale a 15 anni andare in giro con una pistola e puntarla in testa ad un carabiniere in borghese.Come è assolutamente normale aprire un procedimento verso il Carabiniere per eccesso di legittima difesa. Ma in che Paese viviamo?", scrive un altro utente. Moltissimi hanno ripreso il motto salviniano, utilizzato per la legge di modifica della legittima difesa: "La difesa è sempre legittima". Oltre ai commenti contro il ragazzo morto e la famiglia che nelle ultime ore ha parlato molto con la stampa, però, sono iniziati a spuntare anche considerazioni diverse: "L’unica colpa è dello stato che ha fallito nelle istituzioni non dando una corretta istruzione al ragazzo, ma anche nella formazione e addestramento di un vero carabiniere che se non voleva ucciderlo poteva benissimo mirare alle gambe". E anche: "Il ragazzo ha sicuramente sbagliato, manon è colpa sua se è stato cresciuto così. Non si meritava di morire ma avere l’aiuto necessario per cambiare. Per chi di voi che dice “#IoStoconIlCARABINIERE, il delinquente si meritava di morire” vergognatevi".

I politici

Questo come prima altri casi di cronaca sta polarizzando la discussione pubblica, portandola al centro del dibattito. «Totale solidarietà e sostegno al carabiniere che, nella serata di sabato 29 febbraio, hasparato contro un 15enne armato di pistola e con il volto travisato con scalda collo e casco, che aveva cercato di rapinarlo mentre era a bordo della sua automobile in via Orsini a Napoli». Lo ha dichiarato il questore della Camera Edmondo Cirielli (Fd’I). «Quando muore un ragazzo è sempre un dramma - ha proseguito il questore - ma a quell’età le responsabilità dei gesti compiuti da un adolescente ricadono, inevitabilmente, soprattutto sulla famiglia e sulle amicizie sbagliate, ma anche sulla cultura dell’impunità, trasmessa da una certa sinistra, per i reati commessi da minori. Noi stiamo sempre dalla parte delle forze dell’ordine. Il militare dell’Arma, in questo caso, è vittima anche lui di quanto accaduto ed ha fatto bene il dovere per tutelare la sua incolumità e quella della fidanzata», ha concluso Cirielli. «Esprimo il mio dolore e il mio cordoglio per la tragica morte del 15enne a Napoli, perché parliamo di poco più di un bambino, che certo non aveva la maturità per comprendere le gravi conseguenze del suo gesto e sicuramente ha risentito degli ambienti dove stava crescendo». Lo dice Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato. «Quanto avvenuto a Napoli è una tragedia immane da ogni punto di vista. Da una parte la straziante perdita di un ragazzo di soli quindici anni, che ha perso la vita mentre stava compiendo una rapina, dall’altra un carabiniere costretto a difendersi che posso solo immaginare, starà vivendo momenti strazianti». Lo afferma Vito Crimi, vice ministro dell’Interno.«A lui e al personale sanitario che ha dovuto subire l’ennesima,inaccettabile, aggressione va la mia solidarietà - conclude - Oggi dobbiamo solo interrogarci su come evitare che ciò accada di nuovo e al contempo non possiamo abbassare la guardia dinnanzi alla criminalità, che va combattuta principalmente creando opportunità e futuro per i nostri giovani».