Viviamo un tempo veloce e già quindici giorni sembrano un’eternità. Appena poche settimane fa la Corte Costituzionale ha spazzato via l’irretroattività della c. d. “legge spazza corrotti”, con l’inedito supporto dell’Avvocatura Generale dello Stato. L’ordinamento giuridico ha sviluppato con successo gli anticorpi all’epidemia populista e attraverso un’apparente alterazione delle regole fisiologiche della funzionalità giudiziaria ha rimesso un minimo d’ordine nella normativa.

Anche senza aver poteri divinatori credo che sia solo l’inizio di un cammino che porterà progressivamente a far dichiarare incostituzionali altri aspetti della c. d. legge “spazza corrotti”, così come avverrà per la nuova legge sulla prescrizione, sui decreti sicurezza e su altre recenti produzioni delle gaie assemblee legislative italiche. Nel frattempo è esplosa un’altra malattia della politica. L’infezione populista si è ripresentata in altra forma : stavolta non sotto l’aspetto dello straniero in carne e ossa, sotto forma di virus, che ha trasformato noi in stranieri agli occhi del mondo.

La reazione del nostro Governo è stata quella di interpretare un film di fantascienza, con il Presidente del Consiglio in maglioncino a tracciare zone rosse, per poi bloccare o cercare di farlo governatori e sindaci presi da smanie da precauzione che hanno messo in ginocchio l’economia. Nel frattempo è stata messa in quarantena la crisi di governo e si parla sempre più di governo di unità nazionale.

Quello che resta è però una sensazione chiarissima: le elezioni sono ormai un televoto continuo e le percentuali dei partiti non si misurano più in lustri ma in settimane, come un tempo di dischi all’ “hit parade” . Il Parlamento non produce più leggi dopo attente e meditate riflessioni e confronti dialettici tra maggioranza e opposizione : è diventato un’altra cosa, come aveva pronosticato un politico acuto della prima repubblica, Bartolo Ciccardini : un set televisivo dove va in onda una “situation commedy”.

Uno sceneggiato, si sarebbe detto un tempo, dove ogni attore interpreta un personaggio : il professore elegante, il contadino genuino, la ragazza onesta, lo studente fuori corso, il toscano dalla lingua tagliente. Non a caso è un programma che va in onda nella fascia preserale, subito dopo i drammoni d’amore a puntate e che è seguito in seconda serata da programmi di approfondimento per appassionati e che ultimamente ha avuto la variante, classica dei teleromanzi , della malattia e dell’intreccio d’amore ospedaliero.

Non ha senso che un set televisivo faccia leggi destinate ad essere applicate nella vita reale . Lo “show” ha le sue esigenze, i suoi tempi drammatici e deve appassionare gli spettatori ; il pubblico che lo segue non ha voglia di affaticarsi, dopo una giornata di lavoro, a seguire trame complicate e affrontare temi specialistici , tipo la prescrizione penale o lo spread.

La gente vuole qualcosa di semplice e eterno: la lotta del bene contro il male . L’eroe in Parlamento deve parlare come in un film farebbe una persona qualsiasi finita per caso a sedere nell’emiciclo : salutare mamma, i figli e la moglie se ce l’ha. Poi scagliarsi contro i corrotti, i nemici della Patria e della gente perbene, i potenti, i disonesti e chi trama da lontano. Che cosa poi si vota è secondario ; la gente non lo sa e non lo vuole sapere. A questo punto tanto vale, come sta avvenendo, chiarire che a Montecitorio e a Palazzo Madama va in onda il “Truman show” . Le leggi votate lì non vanno pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale ma su quella dello Sport, con annessa classifica condotta mettendo insieme i sondaggi, il televoto e la giuria degli esperti presieduta dal mago Otelma.

A fare le leggi vere, destinate ad essere applicate nei tribunali e nella vita comune ci pensi la Corte Costituzionale, il CSM, il CNF e magari il CNEL, visto che esiste ancora. Prova ne sia che quando arriva una brutta influenza il Governo si mette in malattia e fa parlare il Commissario dalla sede della Protezione Civile . Del resto le istituzioni con il tempo cambiano funzione ; i Re prima governavano , poi regnavano , ora sono materia da cronaca rosa . Rimase famoso a Roma Re Faruk, esule dall’ Egitto, che era diventato un personaggio in via Veneto. A lui si ispirò il grande Ennio Flaiano per scrivere il suo capolavoro “Un marziano a Roma”, descrivendo la parabola dell’alieno da idolo a macchietta. Chissà che direbbe ora passando da Montecitorio.