Ad un certo punto un soggetto appartenente alla Polizia Penitenziaria corpulento, indossante una maglia bianca a maniche corte, calvo, rimasto nelle retrovie, si faceva largo tra i colleghi e, giunto in prossimità dei tre, ha sferrato dall’alto verso il basso un pugno con il quale colpiva violentemente il detenuto tunisino. Parliamo di alcuni particolari emersi dalla visione delle telecamere eseguite dal NIC, il Nucleo Investigativo Centrale che ha svolto le indagini per quanto riguardano i presunti episodi di pestaggio avvenuti nel carcere di San Gimignano l’11 ottobre del 2018 riportati a suo tempo in esclusiva da Il Dubbio grazie alla segnalazione dell’associazione Yairaiha Onlus. Ma il video continua: Dopo il colpo, tirato giù anche dall’ispettore capo, oltre che dal pugno sferratogli dall’assistente capo, il ragazzo cadeva a terra. Inoltre è emerso che in questo frangente si notava l’assistente capo, del peso di 120 kili, montare addosso al malcapitato con le ginocchia (poste all’altezza della vita e delle gambe) mentre l’ispettore lo teneva per il braccio destro e un altro agente lo prendeva per il collo, contribuendo alla forzata immobilizzazione del detenuto. A quel punto il malcapitato veniva completamente circondato da tutti i soggetti appartenenti alla Polizia Penitenziaria intervenuti, che creavano una sorta di “copertura” rispetto alle telecamere. Nondimeno dalla visione delle immagini appare possibile distintamente osservare dei movimenti di piedi e dei movimenti concitati delle braccia, che rendono altamente verosimile la circostanza che il detenuto sia rimasto vittima di un vero e proprio pestaggio. Infatti si vede qualcuno che lo pesta con gli scarponi. Il prossimo 23 Aprile ci sarà l’udienza preliminare per quanto riguarda la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di cinque agenti penitenziari accusati, tutti, di 613 bis (il reato di tortura) per la presunta violenza commessa e di un medico accusato di omissione di atti d'ufficio. Sempre dalle riprese video di vede che il detenuto veniva rialzato e trasportato di peso verso il lato B del Reparto Isolamento. Dalla visione delle immagini era possibile osservare come sul pavimento resti una ciabatta e una macchia scura non meglio definita. Inoltre si nota distintamente che il detenuto aveva i pantaloni abbassati e i piedi nudi e inciampava continuamente nei pantaloni stessi mentre i soggetti appartenenti alla Polizia Penitenziaria continuavano a trascinarlo violentemente, per poi gettarlo o comunque lasciarlo di nuovo cadere a terra. «…L’ispettore chiamato “lo sfregiato” – testimonia un detenuto che ha assistito alla scena - in quel momento era vicino alla cella di un altro detenuto e lo minacciava e lo offendeva. Il ragazzo (il tunisino ndr) gridava di dolore, sempre più forte. Ho avuto come l’impressione che venisse picchiato proprio davanti alle celle di noi detenuti del Reparto Isolamento come gesto intimidatorio anche nei nostri confronti. Poi ho visto che lo trascinavano verso la sua nuova cella e continuavo a sentire confusione, grida ed urla. In quel momento avevo davvero paura per lui, che tra l’altro è un ragazzo dalla corporatura esile. Avevo paura anche per me stesso, ovvero che entrassero anche nella mia cella…». Questo era il clima che si sarebbe respirato. Violenze, minacce e rimproveri anche nei confronti di chi svolgeva con professionalità il proprio lavoro come il caso della dottoressa che aveva redatto referti medici nei confronti di chi presentava delle escoriazioni ed ematomi. Il 23 Aprile, come detto, ci sarà l’udienza preliminare. Su Il Dubbio di domani verranno aggiunti altri particolari. L'articolo integrale è disponibile sull'edizione del 29 febbraio 2020