«Una trappola inquisitoria, che rende la nostra giustizia sempre più vicina a quella dei paesi antidemocratici», è la drastica definizione del dl Intercettazioni di Francesco Paolo Sisto. Il deputato di Forza Italia, da sempre in prima linea sui temi legati alla giustizia, analizza criticamente i contenuti di un decreto che giudica «eufemisticamente incostituzionale», in particolare nell’allargamento dell’utilizzazione dei Trojan.

Quali profili di incostituzionalità rileva? Innanzitutto è violato l’articolo 15 della Costituzione, che tutela la riservatezza, qui resa un mero fantasma. Per non dire del 24, 27, 111, tutti numeri che scandiscono la tutela della difesa, della presunzione di non colpevolezza, della parità delle parti nel processo. Questo decreto legge senza urgenza introduce norme che rendono l’Italia un paese sempre più a “Costituzione di mera apparenza”: il paradosso è che questo provvedimento che era nato, nella precedente legislatura, per limitare l’ipertrofia delle intercettazioni e renderle uno strumento di indagine non puramente esplorativo.

Invece ora cosa è? Questa maggioranza, guidata dal giustizialismo dei 5 Stelle per nulla arginato dalla disinvolta complicità del Pd, ha trasformato il dl Intercettazioni in uno strumento di percussione dei diritti del cittadino.

Con quali effetti negativi? Il primo è la consegna de facto del processo ai Pm, che acquistano nuovi poteri, per nulla attutiti da formule vuote e facilmente aggirabili, come il concetto di “rilevante”, legato a matrici prettamente soggettive. Il secondo è il “controllo incontrollabile” da parte di chi intercetta, grazie all’estensione allegra nell’uso dei Trojan horse.

Una estensione illegittima, secondo lei? Assurda e inaccettabile sul piano culturale. Trovo inconcepibile che il decreto parifichi i reati dei pubblici ufficiali e, innovativamente, degli incaricati di pubblico servizio a quelli di mafia. I Trojan verranno utilizzati senza regole e senza limiti di luogo, tempo e quantità di dati. Si tratta di un modo di intercettare talmente invasivo da poter tranquillamente essere inserito di diritto nella categoria degli strumenti “a strascico”, più volte bacchettati dai Giudici di Legittimità. Ovvero: la giornata del “trojanizzato” sarà registrata, anche nei dettagli più intimi, senza che la Legge garantisca la reale eccezionalità della deroga.

Insomma, lei dice che i Trojan sono uno strumento per cercare anticipatamente gli indizi? Sì, con i Trojan applicati come nel decreto si permette l’autolegittimazione esplorativa delle procure, rendendo strutturale l’incertezza della privacy dei cittadini. Di fatto, non si intercetterà per trovare la prova di un reato già ben individuato, ma si creeranno i presupposti formali per scandagliare le vite e intercettare di tutto e di più. Questa è inquisizione allo stato puro. Se poi si aggiunge tutto questo alle pene accessorie perenni, ai processi eterni, alle spaventose prospettive del diritto penale griffato Bonafede & co., la diagnosi/ prognosi è terrificante. Un paese che si accinge a diventare giuridicamente invivibile.

Esiste un filo conduttore che collega tutte queste misure in materia di giustizia? E’ la logica pentastellata e piddina di raggiungere l’efficienza del processo con il sacrifico delle garanzie difensive. Il fine evidente è quello di demolire la presunzione costituzionale di non colpevolezza fino a sentenza definitiva: l’indagato diventa, anzi “è”, colpevole senza nemmeno bisogno che si eserciti l’azione penale, non serve nemmeno che sia formalmente imputato. Basta una iscrizione, il resto lo decide il processo mediatico; con la conseguenza che si può fare a meno anche del giudice, perchè la condanna pubblica arriva molto prima, con una sentenza terribile perchè non impugnabile. Le liste di proscrizione erano più democratiche.

La maggioranza sostiene che il decreto prevede misure restrittive contro la pubblicazione di intercettazioni non rilevanti. Io sono convinto che il quadrante penale non si nutre di sanzioni. Serve una logica di sistema, di equilibri veri fra le parti processuali, non solo a parole. Gli argini ai poteri delle Procure non appaiono nè chiari, nè solidi. Il testo usa le solite parole standardizzate: “intercettazioni rilevanti”, per esempio, una sorta formula magica ad effetto desolatamente placebo . Quanta discrezionalità, a rischio arbitrio! Stessa musica per la motivazione per disporre intercettazioni nel luoghi di privata dimora: saranno “standard” che in realtà, uguali per tutti, non tuteleranno nessuno.

Quali saranno i prossimi passi del governo in materia di giustizia? Non è un mistero che i 5 Stelle, con i loro inseparabili fratelli giustizialisti per interesse del Pd, puntino a minare i gradi di giurisdizione, a colpire il divieto di reformatio in peius, e chissà che altro ancora. Per esorcizzare tutto questo, serve una lotta corale di avvocati, magistrati, giuristi e, soprattutto, la sensibilizzazione dei cittadini tutti: in gioco c’è il cuore della nostra democrazia, perchè la civiltà di un paese, come insegnava Renato Dell’Andro, si misura dalla qualità del processo penale.

Lei dice che è le norme del decreto sono incostituzionali, aspetta un intervento della Consulta? Sì, ma la domanda è: quanto tempo ci vorrà? Con l’articolo 4 bis della legge Bonafede ci siamo arrivati rapidamente, con la dichiarazione di incostituzionalità della folle pretesa di “galera retroattiva”. Diciamolo chiaramente: oggi i giudici, proprio per la debolezza imbarazzante del Legislatore, incompetente e ignavo, sono stati costretti a diventare Legislatori essi stessi. Non più supplenti dei vuoti parziali, ma estensori in toto. La sentenza Cappato della Consulta, le decisioni delle Sezioni Unite su rilevanti profili del processo penale e del diritto sostanziale penale ne offrono esempi. Tanto perché in questa legislatura la qualità della produzione delle leggi ha un virus mortale.

E quale sarebbe? Iniziative come il dl Intercettazioni hanno come unico obiettivo il risultato politico nell’immediato, a prescindere da competenze e diritti. È la terrificante lezione del diritto penale del consenso, costruito sull’incompetenza strutturale dei 5 Stelle e sulla deliberata correità del Pd. Una stagione inaugurata da Matteo Renzi con la memorabile la genesi dell’omicidio stradale.

I dem hanno maggiori responsabilità? Il Pd conosce esattamente i danni che sta arrecando al Paese con questo decreto. Ma stesso discorso vale per Italia Viva, “garantista per caso”, che simula dura lotta sulla prescrizione e poi vota la fiducia al dl Intercettazioni. Questa alternanza scientifica tra giustizialismo e garantismo la dice lunga sulla loro serietà e marca tutta la differenza tra loro e noi di Forza Italia, garantisti per Dna, sempre al fianco di chi, come le Camere penali, ha a cuore la tutela delle radici giuridiche.

Non resta che aspettare la Consulta, dunque? Oppure un governo diverso dal Conte 2. Basterebbe una notte per scrivere un decreto legge che cancelli queste ignominie e restituisca all’Italia certezze e al Parlamento dignità.