Dal 24 gennaio, giorno della fine del mandato di Franco Corleone, la regione Toscana è senza Garante dei diritti dei detenuti. Dopo l’ennesima fumata nera, la decisione da parte della prima commissione è stata rinviata a martedì prossimo. C’è un’ampia rosa di nomi candidati come garante, ma c’è una preoccupazione – soprattutto da parte delle associazioni impegnate sul tema carcerario – che tale scelta potrebbe diventare il frutto prettamente politico, senza un confronto aperto e trasparente che tenga conto delle competenze.

Proprio per questo motivo le Associazione di tutela dei diritti dei detenuti (Arci Toscana, Associazione Progetto Firenze, Associazione volontariato penitenziario, Diaconia Valdese Fiorentina, Società della Ragione, L’altro diritto), i rappresentanti delle Camere penali di Firenze e di Prato, i Garanti comunali di Firenze e di San Gimignano, hanno inviato una lettera agli organismi preposti e ai consiglieri regionali dove chiedono, appunto, che la decisione sul nome del nuovo Garante sia fatta a partire dalle competenze e dal programma di lavoro presentato, non concordata nelle riunioni di partito.

Le associazione hanno scritto, in particolare, al presidente del Consiglio, al presidente della Prima Commissione e ai presidenti dei Gruppi politici per porre la questione urgente della nomina del nuovo Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, sottolineando l’opportunità, oltre che di una celere presa in carico della questione da parte della Prima Commissione, anche di considerare gli indirizzi contenuti nelle Linea d’indirizzo sugli organi di garanzia prima di procedere alla nomina. Ma purtroppo nessuna risposta. Il Consiglio della regione Toscana aveva votato all’unanimità una mozione, il 23 ottobre 2019 scorso, presentata dalla consigliera Serena Spinelli del gruppo misto, in cui si impegnava a valutare le Linee di indirizzo in merito alla disciplina degli organi di garanzia prima della nomina del nuovo Garante, esaminando in particolare le nuove Linee d’indirizzo delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano, già adottate dalla Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali, tese a rafforzare le prerogative e le condizioni operative del ruolo del Garante. Ma la mozione non ha avuto seguito, nonostante ci fossero i tempi necessari per esaminare il testo. «Quello che chiediamo - spiega Massimo Lensi, militante radicale e presidente di Progetto Firenze - è che la Regione valuti sulle competenze e non sulla ragion di partito». Le associazioni, considerando che i tempi per la nomina si stanno allungando a causa di rinvii senza discussione nel merito, hanno chiesto alla consigliera Spinelli di sostenere la sua mozione e di portare nella Prima Commissione la discussione in merito alle Linee d’indirizzo, e in ogni caso di invitare alla sua seduta le persone che hanno presentato le autocandidature e procedere alla loro audizione, in modo che possano esporre il proprio programma di lavoro come eventuali Garanti. La Spinelli non è stata indifferente alla lettera delle associazioni e ha sollecitato la Commissione a indire il prima possibile la riunione e tenere conto, appunto, delle competenze.

Molti, come detto, sono i candidati. Esattamente sono nove e martedì la Commissione dovrebbe farne una scrematura. Tra loro c’è il professore Francesco Ceraduo, riconosciuto per essere stato il pioniere della Medicina penitenziaria italiana, che per 40 anni ha diretto, da medico di primissimo ordine, il centro clinico del carcere Don Bosco di Pisa. Recentemente un gruppo di detenuti di varie carceri toscane hanno inviato una lettera al presidente della regione Enrico Rossi per sostenerlo. La sua figura si è distinta per la sua indipendenza, ma forse questa sua posizione potrebbe essere un problema se l’elezione del Garante regionale dipenda dalle riunioni di partito e non dalla valutazione delle competenze.