Irride, striglia, sale in cattedra coi piedi ben piantati sul tavolo. E’ decisionista, assertivo, altero e talvolta sprezzante. Spesso, quasi sempre, dice cose giuste e sensate. Anche troppo: buoni consigli da medico di base, presentati come grandi intuizioni. Di rado, molto di rado, riesce ad ammorbidire le sue asprezze. E' Roberto Burioni, professore all'Università Vita-Salute San Raffaele, la creatura fondata e gestita con molta nonchalance da don Luigi Maria Verzè, ma soprattutto virologo più social d’Italia: mezzo milioni di follower e 100mila visite  al mese sul suo sito web medical fact. Emerso come fosse il dio del sapere medico dalla palude facebookiana in occasione della sacrosanta battaglia sull’obbligo vaccinale, ben presto Burioni è diventato l’idolo degli antigrillini militanti. La voce della competenza che smaschera, umilia e rade al suolo le credenze prescientifiche di novax e affini: “Io parlo e spiego, voi ascoltate e prendete appunti. Quando avrete una laurea in medicina allora potremo parlare da pari a pari”, dichiarava nelle sue prime apparizione virtuali. E fu subito successo. Era il “lontano” 2018 e la valanga grillina, appena uscita trionfante dalle elezioni politiche, rischiava di travolgere decenni di salute pubblica. Burioni, e pochi altri, riuscirono ad arginarla riannodando i fili aggrovigliati del dibattito medico-scientifico. Gran merito a lui, dunque, e a chi ha sostenuto la sua battaglia della Ragione contro  pregiudizi e stregonerie varie. Ma poi, vinta la guerra sui vaccini obbligatori, qualcosa è cambiato. Invece di tornare alle sudate carte, ai laboratori e agli amati vibrioni, Burioni ha deciso di rilanciare le fiches della popolarità su tutti i tavoli del sapere medico e dei media: "C'è una strana tendenza - ha spiegato un giorno dal salotto TV di Fabio Fazio, e sì il professor Burioni ne è un assiduo frequentatore -  chi studia e sa le cose è un arrogante, mentre chi l'ha letto 5 minuti su Google è un cittadino informato”. Una frase manifesto della sua poetica mediatico-scientifica. Fatto sta che di lì in poi Burioni decise che i media sarebbero stati il megafono della sua battaglia contro le false credenze popolari. Ma è sull’allarme coronavirus che Burioni ha dato il meglio di sé. Prima ha rivendicato la sua intuizione sul fatto che il virus arrivato dall’oriente potesse trasmettersi anche da persone senza sintomi, poi ha ingaggiato battaglie con non meglio specificati colleghi che lo avrebbero accusato di fascio-leghismo ed allarmismo e infine si è scagliato contro l’Iss colpevole di non aver aggiornato i casi di infezione sul sito. Come se compito dell’Istituto superiore di sanità fosse quello di conteggiare online i casi di Coronavirus piuttosto che occuparsi di sanità pubblica.E alla fine Burioni ha pure incassato l’appoggio incondizionato di Renzi: “Ascoltate Burioni, non sbaglia un colpo”, ha scritto sui social il leader di Iv. Il quale Renzi, non è un segreto, pensa da tempo a un posto d’onore per il virologo nel suo nuovo progetto politico, sempre che Italia viva riesca a sollevarsi dal 3% nel quale è impantanato. Ma il vero oscar alla carriera per Burioni è arrivato da Science, una delle riviste scientifiche più note e prestigiose del mondo. Un riconoscimento celebrato sul sito di Burioni, Medical facts: “Quella che potete leggere nelle pagine di Science è la biografia di un uomo coraggioso, della persona che ha individuato una lingua nuova all’incrocio tra Scienza e social media”.  E poi, con le fanfare sempre più squillanti: “Quando l’onda passa resta la solare verità e bellezza di pagine come queste, righe di cui un italiano, ogni italiano dovrebbe andare fiero”. E il finale in crescendo: “Quindi di nuovo e senza remora alcuna, grazie Professore. Se di Medical Facts si parla nel mondo un motivo c’è ed è chiaro a tutti, ora” . Firmato, Michele Dalai, CEO di Medical Facts. Insomma, il pericolo che Burioni possa rimanere infettato da una forma virulenta di hybris è tutt’altro che remoto. Ma per quello non esiste vaccino.