Sette anni sotto processo, solo per aver chiesto al giudice di verbalizzare una testimonianza. Si è conclusa solo due giorni fa una vicenda iniziata nel 2012, quando lavvocato maceratese Federico Valori è finito a processo con laccusa di oltraggio al giudice nel corso delludienza. Valori è stato assolto perché il fatto non sussiste, ma in primo grado era stato condannato a un anno e quattro mesi, più 5mila euro di risarcimento del danno, dal tribunale de LAquila, competente per i procedimenti che coinvolgono magistrati delle Marche. A portare il legale in aula nelle vesti di imputato è stata la frase rivolta al giudice di pace di Macerata Maria Carmina La Iacona: nel corso di unudienza, Valori aveva sottolineato che «il giudice non sta facendo il proprio dovere», dopo aver più volte chiesto di verbalizzare le parole di un testimone, importanti, secondo il legale, per la difesa del suo cliente. Non bastava, dunque, per Valori il semplice riassunto delle sue dichiarazioni: per risolvere quel caso era necessario che sul verbale venissero riportate le esatte parole del testimone, senza tralasciare nulla. Una richiesta che non era stata accolta, provocando, dunque, dopo varie insistenze, la reazione dellavvocato.«Stavo difendendo una cliente - aveva raccontato Valori a Cronache maceratesi -, ho fatto ciò che mi è stato insegnato da mio padre quando si sente un testimone e il giudice fa la verbalizzazione sintetica. Ho detto che verbalizzando mi sarei trovato impedito nella difesa della mia cliente, perché il testimone aveva reso dichiarazioni contraddittorie con cui, se verbalizzate, avrei potuto dimostrare che stava mentendo».Il giudice, per tre volte, ha ribadito che la verbalizzazione sarebbe avvenuta in forma sintetica, per poi disporre la sospensione del procedimento. A quel punto, dunque, Valori ha proferito la frase incriminata, che lo ha fatto finire a processo. «Per me non è oltraggio una critica fatta nellesercizio della mia professione - aveva aggiunto -. Quello che facciamo è previsto dalla Costituzione: esercitiamo il diritto di difesa».