Il nuovo oscurantismo non è più – come un tempo – la negazione o l’impedimento dell’informazione, bensì la sua moltiplicazione parossistica: dare voce a tutte le voci, lasciarle esprimere, equivale a non sentirne più nessuna.

Questo sembra essere oggi l’uso delle fakenews che vengono moltiplicate ad arte sui social o nella Rete; la quale, sorta col sogno faustiano di estendere tutta la conoscenza a tutti, sta invece cadendo nel suo opposto: l’adulterazione subdola e a oltranza della realtà.

Ben venga quindi il libro di un filosofo che applica la propria riflessione al presente, per dipanarne in qualche modo la matassa o meglio il nodo gordiano.

Questo Contromano di Sossio Giametta ( BookTime edizioni) s’innesta sicuro nel tronco dei grandi realisti – come Machiavelli o Spinoza – i quali “hanno considerato gli uomini non come soggetti liberi e capaci, solo che lo vogliano, di cambiare il mondo, ma come oggetti di quel grande e inopinato soggetto che è la Natura”.

Si capisce meglio quindi il senso del titolo. Senza timore di passare per politically incorrect, anzi lambendo molti tabù considerati intoccabili, Giametta riunisce nel libro alcuni saggi di ardito ripensamento filosofico.

I temi sono gli stessi che arrovellano le coscienze o che vengono dibattuti nelle terze pagine dei giornali ( immigrazione, cittadinanza, Europa, sovranismo, tecnologia, sessualità, diritto). Giametta vi apporta un proprio inestimabile contributo di pensiero, anzi di sapienza, proveniente - oltre che dalla famigliarità con certi autori lungamente meditati e a lui congeniali ( Nietzsche su tutti) - anche dal sapere che è premio degli anni.

All’intuito e alla dottrina, il tempo ha aggiunto anche quella venerabilità senile che nel mondo antico era già di per sé un valore (“Non è cosa di che io mi maravigli piú, che vedere uno uomo vecchio” confessava Guicciardini).

In Contromano, per una volta, il filosofo non è un acchiappanuvole o un irriducibile enigmista o peggio ancora un comico involontario ( come troppo spesso accade specie in Italia), ma chi fa lume intorno, chi innalza gli altri, permettendo loro di veder meglio di prima, con ragioni che sanno essere insieme semplici e profonde, classiche e nuove, a tratti persino eleganti.

Eccone qualche esempio. Per Giametta la legge della diastole e sistole - che regola il ritmo del nostro cuore - regola altresì il ritmo delle vicende storiche: «Quando una civiltà è al suo massimo, sperimenta una fase diastolica, cioè di massima espansione. E fu così che le nazioni europee si spinsero, nei secoli della loro maturità, alla conquista e alla colonizzazione di una buona parte del resto del mondo, nonostante i loro contrasti interni, come del resto aveva fatto già l’Impero romano, pur lacerato da secolari guerre intestine. Ma come si sa, la massima realizzazione di qualsiasi movimento o processo storico prelude alla decadenza: dopo il flusso, il riflusso, dopo la diastole, la sistole». Questo contro- movimento altro non è che l’attuale esodo dall’Africa verso l’Europa, ovvero il pane quotidiano della nostra politica, infatti conclude profetico Giametta: «A questa invasione universale nessun rimedio è possibile. Sognare che l’Europa ritrovi la sua potenza ed energia, significa sognare che un vecchio possa ridiventare giovane.

La finis Europae è inevitabile, come appunto la sistole dopo la diastole. La sola cosa che gli europei possono fare nelle attuali circostanze, è dunque guadagnare tempo. Possono resistere ancora per qualche secolo se si compattano e fanno quadrato in un’Europa politica».

Ancora più illuminante è l’ultimo saggio, dedicato all’argomento proibito per eccellenza ovvero la pena capitale.

Occupa quasi un quarto del libro e, nonostante la sua importanza, viene presentato con grande modestia d’intenti: «Non sono un fautore della pena di morte, come potrebbe legittimamente pensare chi legge il presente saggio, in cui i motivi a favore sembrano prevalere su quelli contro. Ma esso è scritto tentatively, cioè è una simulazione di difesa della pena capitale per esaminare i problemi che essa e la negazione di essa comportano più in generale, dunque a puro fine di chiarificazione e illuminazione».

In Contromano il valore aggiunto - lo si coglie già bene da queste citazioni - è lo stile di scrittura dell’autore, sempre chiaro e accattivante, secondo la migliore tradizione saggistica europea ( altro elemento distintivo rispetto ai filosofi in circolazione, i quali confondono la profondità di pensiero con la durezza o l’arzigogolo della forma).

Eppure, nonostante i molti pregi, per la sua materia scottante, cioè di ripensamento morale contro l’andazzo comune, forse questo Contromano è uno di quei rari libri per tutti e per nessuno.

Tanto che Giametta non poteva appuntargli un’epigrafe migliore che questa massima di Goethe: «Gli uomini che pensano in modo serio e profondo si trovano di fronte al pubblico in cattiva posizione».