«Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato questa mattina una mozione a mia prima firma che impegna il Presidente a intervenire presso il ministero della Giustizia affinché tenga nella massima considerazione i rilievi emersi nel rapporto del Cpt riguardanti la situazione del carcere di Viterbo, e affinché si attivi, attraverso lamministrazione penitenziaria, per tutelare i diritti delle persone detenute al Mammagialla e dei tanti agenti di polizia penitenziaria che ci lavorano. L'errore imperdonabile, a questo punto, sarebbe spegnere i riflettori su questa vicenda una volta scomparsa la notizia dalle pagine di cronaca dei quotidiani». Così in una nota Alessandro Capriccioli, consigliere regionale del Lazio di +Europa Radicali, annuncia la mozione. «La notizia, uscita pochi giorni fa su Il Dubbio, dei 10 rinvii a giudizio per il caso di Giuseppe De Felice, che ha denunciato di aver subito percosse da una 'squadretta' di agenti a volto coperto, e la citata relazione del Ctp, che parla di violenze sistematiche e deliberate ai danni dei detenuti, sono elementi che confermano quanto da circa un anno e mezzo, dopo numerose visite e colloqui con gli ospiti del Mammagialla, provo a portare alla luce», denuncia Capriccioli. «Le criticità in quell'istituto carcerario sono ormai note non solo in Italia, ma in tutta Europa, e non è possibile rimandare ancora i necessari approfondimenti e gli interventi che ne conseguono: il ministro Bonafede ha il dovere di agire per ristabilire un clima vivibile all'interno di un istituto difficile e pieno di zone d'ombra. La mozione approvata oggi in consiglio regionale è un altro passo avanti per i diritti dei detenuti del Mammagialla, ma anche dei tanti agenti di polizia penitenziaria che vi lavorano con dedizione e impegno», conclude il consigliere di +Europa. Tra i consiglieri della regione Lazio che hanno sottoscritto la mozione compare, a sorpresa, anche Orlando Tripodi della lega. Fatto non di poco conto visto che il capo politico Matteo Salvini ha da sempre espresso solidarietà nei confronti degli agenti della polizia penitenziaria coinvolti in presunti pestaggi. Il rapporto del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti citato da Capriccioli è noto. Fra i maltrattamenti denunciati e raccolti al carcere di Viterbo, cè quello di una ispettrice di polizia che brucia i piedi a un detenuto soggetto al 41bis per verificare se finge uno stato catatonico. Poi, quello di un detenuto preso a pugni da un gruppo di agenti verosimilmente per fargli dire comè riuscito a far entrare nel carcere un cellulare trovato nella sua cella. Cè chi viene colpito alla testa con chiavi di metallo, chi preso a calci e pugni, chi buttato giù dalle scale. Tutto, in luoghi non coperti da telecamere a circuito chiuso. Nelle cartelle cliniche dei detenuti che hanno denunciato ci sono descrizioni di lesioni corporali considerate compatibili con le accuse di maltrattamento. Sul caso di De Felice, come riportato in esclusiva da Il Dubbio, ora sarà il Giudice delludienza preliminare a valutare la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei 10 agenti che avrebbero malmenato il detenuto, dichiarando alcuni di loro sempre secondo la procura di Viterbo il falso. Sempre il consigliere Capriccioli, da mesi, aveva chiesto un incontro con il ministro Bonafede per poter riferire quanto aveva visto e ascoltato durante le sue visite ispettive. Ora sarà la regione Lazio ad intervenire presso il ministero della giustizia affinché si faccia piena luce, attivandosi anche a far prevalere i diritti in un carcere definito non a caso punitivo.