Se nel cittadino medio, soprattutto per reati mafiosi, prevale comprensibilmente l’istinto della giustizia retributiva, senza alcuna considerazione per l’articolo 27 della Costituzione Repubblicana che vieta l’esecuzione di pene contrarie al senso di umanità, ciò non dovrebbe valere per chi amministra la giustizia. Eppure non si rimedia al dramma che coinvolge Rosa Zagari, ancora a rischio paralisi, condannata in primo grado a otto anni al processo denominato “Terramara Closed”, compagna dell’ex latitante Ernesto Fazzalari di Taurianova – catturato nel 2016 –, a considerato il ricercato più pericoloso dopo l’imprendibile Matteo Messina Denaro. Nei mesi scorsi, l’ ssociazione Yairaiha Onlus ha più volte sollecitato interventi adeguati in merito alle condizioni di salute di Rosa Zagari, denunciando l’approssimatività delle cure che la stessa stava e starebbe tuttora ricevendo. La scorsa estate, grazie al sollecito dell’associazione e all’articolo pubblicato da Il Dubbio, Rosa Zagari è stata trasferita al centro clinico del carcere di Messina perché nel penitenziario precedente non veniva curata.

Cosa le era accaduto? Un anno fa, quando era al carcere di Reggio Calabria, è caduta nella doccia. Subito è stata trasportata all’ospedale, nel reparto di neurologia, e dalla tac è emersa una «duplice rima di frattura lineare in corrispondenza del processo trasverso di destra di L3 e rima di frattura a livello del processo trasverso di L2». Il primario ha quindi consigliato delle cure adeguate per evitarle peggioramenti.

Ma i familiari e il suo avvocato, Antonino Napoli, fanno sapere all’associazione Yairaiha che la situazione, a oggi, non è cambiata. Inoltre, lo scorso 16 gennaio, dopo un colloquio con la sorella, rientrando in sezione, ha perso l’equilibrio accasciandosi a terra. Gli agenti in servizio hanno sollecitato l’intervento del medico e quest’ultimo avrebbe invitata la signora Zagari a “smetterla di fingere” disponendo che la stessa venisse messa in un ripostiglio per riposarsi. Solo l’intervento degli agenti e delle altre detenute ha impedito che ciò avvenisse facendosi letteralmente carico di riaccompagnarla in sezione prendendo la signora Zagari in braccio. Nel frattempo però si è aggiunta una vicenda dolorosissima.

Proprio sulle pagine de Il Dubbio è stata pubblicata l’accorata lettera della madre nella quale annunciava che si sarebbe lasciata morire: detto fatto, l’associazione Yairaiha fa sapere che la signora è venuta a mancare lo scorso 4 gennaio, dopo due mesi in coma, e la salma non è ancora stata tumulata in attesa che i figli detenuti vengano autorizzati all’estremo saluto. A fine dicembre Rosa Zagari è stata visitata da un neurologo di fiducia, il dottor Burzomati, il quale ha richiesto alcuni esami strumentali specifici, ed una visita fisiatrica presso una struttura anche non carceraria per stabilire le effettive condizioni fisiche e motorie attuali, eventuali altre lesioni ed eventuali danni irreversibili. A oggi, nonostante il sollecito dell’avvocato Napoli del 3 gennaio sulle richieste mediche, tutto tace. «È questa la giustizia? È questo il rispetto della Costituzione?», chiede a gran voce l’associazione Yairaiha alle autorità competenti, compreso il ministero della Giustizia.