Nella notte di ieri ( l' 1,20 ora italiana), è arrivata la risposta iraniana all'uccisione del generale Qassem Soleimani, una dozzina di missili sono stati lanciati dalla forza militare di Teheran colpendo due basi aeree statunitensi in Iraq. Gli obiettivi centrati sono stati quelli di Erbil e Al Asad ad ovest di Baghdad. La ritorsione è stata messa in pratica a poche ore dalla sepoltura di Soleimani nella sua città natale.

Gli iraniani hanno subito parlato di almeno 80 vittime ma è apparso chiaro ben presto che non esisteva chiarezza su possibili morti, da Washington infatti è stato risposto che non si aveva conoscenza circa la perdita di vite umane e Trump si è limitatato a twittare: “va tutto bene”. Così come il primo ministro iracheno Adel Abdul Mahdi che ha anche aggiunto di essere stato preavvertito da Teheran dell'imminente rappresaglia.

La Guida Suprema ayatollah Alì Khamenei ha definito il lancio di missili «uno schiaffo in faccia» agli Stati Uniti seguito dal presidente Hassan Rouhani il quale ha minacciato «una risposta finale» con cui saranno cacciate fuori dalla regione «tutte le forze americane». Parlando con i giornalisti, a margine di una riunione del Consiglio dei Ministri a Teheran, il portavoce del governo Ali Rabiei ha addirittura minacciato direttamente Trump: «per lui non ci sarà un posto sicuro».

Ma l'esibizione di muscoli da parte del regime cozza il qualche maniera con il senso delle parole pronunciate dal ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif che via twitter ha specificato come: «l'Iran ha adottato e concluso misure proporzionate di autodifesa ai sensi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite», negando in qualche modo di voler inasprire il conflitto. Anche la scelta degli obiettivi, basi molto grandi che sono state progressivamente sguarnite o adibite a compiti di addestramento dei militari locali, sembra far intendere che l'attacco non volesse fare troppo male o provocare vittime che avrebbero costretto Trump ad una risposta dura e immediata.

Fonti del Pentagono, riportate dalla Cnn, avvalorano questa interpretazione degli avvenimenti. L'idea avanzata dall'emittente è che gli Stati Uniti abbiano dato all'Iran ' l'opportunità di fare quello che dovevano fare senza far salire la tensione”, lo stesso Trump avrebbe voluto parlare in tv immediatamente dopo il lancio dei missili iraniani ma sè stato convinto a soprassedere in attesa di valutazioni più attente.

La risposta del presidente è così arrivata solo nel pomeriggio di ieri con una dichiarazione dalla Casa Bianca, Trump ha confermato innanzitutto che non sono state registrate «ne vittime americane ne irachene». Ha poi ribadito che finchè sarà in carica «l'Iran non avrà mai l'arma nucleare». Un discorso attento insolitamente ai termini da usare e dai toni poco bellici, solo un accenno, comunque sfumato, a possibili «nuove sanzioni» se Teheran «non cambierà il suo comportamento destabilizzante». Inoltre un riferimento alla necessità di «una nuova intesa» sul nucleare iraniano. «L'Iran deve abbandonare ogni ambizione nucleare – ha detto l'inquilino della Casa Bianca - occorre lavorare insieme ad un nuovo accordo che renda il mondo più sicuro e pacifico». Unica concessione al personaggio, una piccola stoccata all'Alleanza Atlantica: «chiederò alla Nato di impegnarsi di più in Medio Oriente».