Mattarella quaranta anni dopo. Le corone di fiori sul luogo dell’omicidio. Poi l’intitolazione del Giardino Inglese. Infine, la seduta solenne dell’Assemblea regionale siciliana, davanti al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, tra i primi a soccorrere e a prendere tra le sue braccia il fratello subito dopo l’agguato. La mafia e la spirale terroristica avevano abbattuto la speranza politica più autorevole dell’Isola, l’allievo di Aldo Moro, siciliano tenace e capace, lucido e ostinato propugnatore di una politica rigorosa e di rinnovamento.

«Mafia e corruzione, in Italia, restano due piaghe che occorre debellare ed estirpare in ogni loro forma e articolazione, attraverso l’impegno di tutti: istituzioni, politica e cittadini», ha affermato la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, che ha avvertito: «A tutt’oggi sull’omicidio Mattarella conosciamo solo una parte della verità: per le istituzioni è compito prioritario portare fino in fondo la ricerca delle responsabilità, per onorare la sua memoria e restituire giustizia ai familiari».

Piersanti un «politico onesto e rigoroso, servitore dello Stato, esempio di riscatto per le giovani generazioni e per tutti coloro che hanno contribuito e continuano a contribuire con determinazione alla lotta alla mafia», ha scritto su Twitter il presidente della Camera, Roberto Fico. A Palermo anche il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano: «Se siamo qui è perchè la mafia la guerra non l’ha vinta, le istituzioni hanno reagito».