Il sogno di «smontare la Calabria come un trenino Lego» evocato dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha subito un primo, inaspettato, risveglio. Nella giornata di ieri il Tribunale delle Libertà di Catanzaro ha infatti annullato la misura cautelare nei confronti di Luigi Incarnato, il politico coinvolto nella maxi operazione “Rinascita- Scott” della Dda, guidata da Gratteri, che ha portato a oltre 300 arresti il 20 dicembre scorso.

Incarnato, ex assessore regionale e attuale segretario del Psi, si trovava agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione elettorale per un episodio risalente alle elezioni politiche del 2018. Candidato nel collegio uninominale Paola-Castrovillari con il Partito Democratico, il politico avrebbe offerto la propria collaborazione in cambio di voti a Pietro Giamborino, ex consigliere regionale del Pd ritenuto legato a cosche del vibonese, e a Pino Cuomo, imprenditore attivo a Lamezia Terme. Secondo l’ufficio requirente della Dda di Catanzaro, l’ex assessore avrebbe favorito «gli interessi economico/ imprenditoriali di questi ultimi» organizzando un incontro, avvenuto a ridosso delle elezioni del 2018, con il sindaco di Paola Roberto Perrotta per la realizzazione di un centro di accoglienza straordinario per migranti richiedenti asilo. Si attendono ora le motivazioni del Tribunale del riesame, ma la mancata applicazione di misure cautelari nei confronti di Incarnato, lasciato a piede libero, lascerebbe supporre che l’impianto accusatorio potrebbe non reggere.

A darne notizia è il legale di Incarcanato, Franz Caruso, che ha espresso la propria soddisfazione per la decisione. «Come abbiamo sempre detto abbiamo fiducia nella magistratura giudicante che ha fatto giustizia di una misura particolarmente afflittiva e, a nostro avviso, abnorme e particolarmente ingiusta», ha commentato Caruso. «In questi 15 giorni non ho mai smesso di rispettare ed avere fiducia nella magistratura. Si è uomini delle istituzioni sempre, anche quando sei direttamente toccato e coinvolto. La mia esperienza politica è stata sempre improntata al servizio della collettività nel rispetto delle istituzioni». Sono le parole di Incarnato appena tornato in libertà. «Mai come in questo momento - aggiunge - sono fortemente convinto che bisogna evitare la delegittimazione tra i poteri. La politica e la magistratura hanno ruoli distinti e autonomi, nella loro azione devono essere guidati da un forte spirito di collaborazione volto a sconfiggere la malavita e affermare la legalità».

La super inchiesta guidata da Nicola Gratteri aveva generato numerose critiche nell’ambito della magistratura, aprendo a un vero e proprio scontro tra toghe. Con 334 arresti e oltre 400 indagati, tra i quali nomi altisonanti della società civile e politica calabrese. Commentando gli arresti, Gratteri aveva sostenuto che si trattasse della più grande operazione dai tempi del maxi-processo di Falcone: «È una giornata storica, non solo per la Calabria. Questa indagine è nata il 16 maggio 2016, giorno in cui mi sono insediato. Per me era importante avere una strategia, un sogno, una rivoluzione». Sempre secondo Gratteri, le indagini avevano infatti svelato una fitta rete di legami tra clan, politica e massoneria, facendo luce su gerarchie e affari della ‘ ndrangheta.

Una «inchiesta evanescente» secondo il procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini, che durante un’intervista a Tgcom aveva lanciato parole al vetriolo contro il capo della Dda. «Sebbene possa sembrare paradossale, non so nulla di più di quanto pubblicato dalla stampa, in quanto c’è la buona abitudine da parte della Procura distrettuale di Catanzaro di saltare di tutte le regole di coordinamento e collegamento con la Procura generale. I nomi degli arrestati e le ragioni degli arresti, in una sintesi estrema, li abbiamo conosciuti soltanto a seguito della pubblicazione della stampa, che è molto più importante della Procura generale da contattare ed informare». Una accusa di «spettacolarizzazione» che ha riaperto antichi dissapori tra i due magistrati.

Dopo le parole di Lupacchini, i togati di Area, l’associazione dei magistrati progressisti, hanno immediatamente richiesto al Csm l’apertura di un fascicolo. Parole dure anche da Magistratura Indipendete che ha chiesto maggiore tutela per i magistrati della procura catanzarese. Netta anche la posizione espressa dall’Anm che ha bollato le dichiarazioni del pg Lupacchini come «sconcertanti». «La magistratura non ne sarà influenzata e saprà operare con serenità ed indipendenza in un territorio purtroppo interessato da una delle forme più aggressive di criminalità organizzata».

Ma dalla parte di Lupacchini si era schierata Magistratura democratica: «Le dichiarazioni rilasciate dal Procuratore di Catanzaro in merito all’indagine Rinascita- Scott seppur mosse dall’avvertita necessità di ribaltare la percezione pubblica di inviolabilità di santuari criminali, hanno trasmodato, purtroppo, in eccessi dialettici che rischiano di mettere in crisi il senso dell’azione giudiziaria e il ruolo della magistratura».