«Sono sconvolto e devastato per quello che è successo. Sono sinceramente provato sul piano umano». Sono queste le parole di Pietro Genovese ieri nel corso dell'interrogatorio di garanzia che si è tenuto davanti al giudice per le indagini preliminari di Roma Bernadette Nicotra.

Durante l'interrogatorio durato circa un'ora il ragazzo, assistito dall'avvocato Gianluca Tognozzi a cui si è aggiunto da pochissimo anche il professor Franco Coppi, ha risposto, tra le lacrime, al gip ricostruendo quella serata: prima a casa di amici per festeggiare il ritorno di uno di loro dall'Erasmus e poi il rientro a casa percorrendo Corso Francia. Il giovane avrebbe dichiarato «di essere ripartito con il semaforo verde».

Comunque «sul contenuto dell'interrogatorio non intendiamo parlare per ovvi motivi» hanno spiegato i legali che non hanno presentato «ad ora istanza di attenuazione della misura cautelare. Rifletteremo su un eventuale ricorso al Riesame». Il 20enne, che rimane dunque agli arresti domiciliari disposti lo scorso 26 dicembre, è accusato di duplice omicidio stradale per aver travolto e ucciso con la sua auto in corso Francia le due studentesse sedicenni Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli, nella notte tra il 21 e il 22 dicembre. Genovese, subito dopo l'impatto, aveva spiegato di non aver visto le adolescenti perché «sono sbucate dal nulla» e avrebbero attraversato la strada con il semaforo rosso per i pedoni. Se dunque i legali hanno deciso di mantenere uno stretto riserbo sulla versione della dinamica dell'incidente fornita ieri dal loro assistito, hanno offerto più considerazioni sull'aspetto emotivo della vicenda.

L'avvocato Coppi, infatti, nell'incontrare i cronisti fuori dalla Città giudiziaria ha aggiunto: «Genovese è venuto per rappresentare la sua linea di difesa ma soprattutto ha esternato il suo dolore e la sua angoscia per quello che è accaduto, al di là di quelle che saranno le valutazioni che i giudici potranno fare. È un ragazzo molto provato da questa esperienza e confidiamo che il suo stato d'animo meriti un minimo di rispetto». Il noto penalista ha poi concluso: «Questa è una tragedia per tutte e tre le famiglie coinvolte. Genovese non è il killer descritto e merita comprensione come le famiglie di queste due povere ragazze».

La madre di Gaia von Freymann, Gabriella Saracino, proprio qualche giorno fa su Facebook invece aveva condiviso «la vera tragedia è solo quella dei genitori di Camilla e Gai»', a cui era seguito l'appello del suo legale Giulia Bongiorno che chiedeva più rispetto per le due ragazze: «Questa è una tragedia, non una fiction» aveva detto. Proprio la difesa dei genitori di Gaia sta lavorando per ricostruire il punto dell'impatto, uno dei nodi fondamentali dell'accaduto. Secondo il legale della famiglia di Camilla, l'avvocato Cesare Piraino, «le ragazze hanno iniziato l'attraversamento con il verde per i pedoni». L'avvocato, a supporto della sua tesi, ha inoltre depositato un atto ai pm che, a suo parere, dimostrerebbe come il semaforo per chi attraversa in quel tratto di strada non preveda il giallo: una «peculiarità» che potrebbe avere un peso «determinante sul profilo probatorio».

Oggi potrebbero essere ascoltati anche Davide Acampora e Tommaso Edoardo Fornari Luswerg, gli amici di Pietro che si trovavano a bordo del suo Suv quella notte. Si prospetta dunque un caso complesso dove molto conteranno i periti ma anche le testimonianze: Gaia e Camilla sono passate o no con il rosso per i pedoni? Ed erano sulle strisce pedonali? Domande che al momento non hanno risposte univoche ma che stanno dividendo l'opinione pubblica tra chi stigmatizza il comportamento ipoteticamente incauto delle due adolescenti e chi invece, proprio sulla pagina social riaperta da poco dall'indagato, chiede per lui il carcere, spingendosi a dire «il figlio del famoso regista radical chic di sinistra con rolex...tutto tace tutto servile...fate più schifo di lui...». Insomma una vicenda che è pane per il popolo, purtroppo.