Le mafie fanno eleggere i loro candidati poiché una fetta consistente di voti è direttamente controllata da loro. E’ inutile nascondercelo, siamo in un sistema che ha tutti gli anticorpi per rimanere immutabile. Per restare sempre uguale a se stesso. Per auto conservarsi. Oggi in Italia esistono due tipi di voto di scambio. Un voto di scambio “mafioso puro” e un voto di scambio “pseudo mafioso”.

In un paese in forte deficit democratico come il nostro che orami ha compromesso i meccanismi istituzionali basilari, la politica diventa una sorta di “mi manda Picone”, un modo per ottenere ciò che altrimenti sarebbe difficile, se non impossibile raggiungere. Ci si rivolge al politico di turno per elemosinare favori spesso a discapito dei più meritevoli. Inginocchiarsi e pregare per avere spesso un diritto dovuto.

Non si vota più un politico per il suo progetto, perché si condividono i suoi orientamenti, perché si crede in lui, ma lo si elegge per scopi personali, clientelari e nepotistici. I programmi e i dibattiti, spesso sono solo specchietti per le allodole e servono a poco se non a nulla. Si vota chi promette qualcosa o a chi ha già fatto a sé o alla propria famiglia un favore. E questo coinvolge tutti i politici di qualsiasi schieramento o ideologia, nessuno escluso. Ogni partito conserva i suoi preziosi rapporti clientelari.

Un ruolo di primaria importanza lo svolgono gli amministratori locali ( Regioni, Province e Comuni) poiché sono loro quelli che possono distribuire immediatamente lavoro. È nel sottobosco che si decidono le partite decisive, che si fanno largo i politici spregiudicati, quelli che risolvono i problemi spinosi, permettendo a chi siede in Parlamento di evitare di sporcarsi le mani. E qui si arriva al voto di scambio mafioso che segue però logiche diverse da quelle poco fa messe in evidenza. Le organizzazioni criminali, nel corso degli anni, hanno cambiato profondamente il meccanismo dello scambio elettorale.

In passato non c'era politico che non andasse da loro a chiedere sostegno perché quel determinato candidato potesse ottenere una quantità enorme di voti. Oggi, la maggior parte delle organizzazioni criminali sostiene anche candidati non utili ai loro affari, semplici candidati che hanno difficoltà a essere eletti. Loro vendono un servizio. Vai, paghi e mettono a tua disposizione un pacchetto di voti.

Questo significa che puoi anche non essere eletto le organizzazioni ti garantiscono solo un numero di voti. In alcuni casi, quando il loro interesse è alto, candidano direttamente dei loro uomini, in questo caso in cambio avranno accesso alle informazioni sugli appalti, avranno capacità di condizionare piani regolatori, spostare finanziamenti in settori a loro sensibili, far aprire cantieri, entrare nel circuito dei rifiuti dalla raccolta alle bonifiche delle terre contaminate e tanto altro ancora. I mezzi corruttivi di solito sono i proventi del traffico e del commercio di stupefacenti.

Con un pacco da cento di smartphone si ottengono anche duecento voti. Vi sono poi strumenti corruttivi che vanno dalle spese pagate ai supermercati per qualche settimana fino agli sconti sulla benzina, dalle bollette luce, gas, telefono pagate fino alle ricariche dei telefonini. Migliaia di voti sono raccolte proprio con uno scambio di questo tipo. Può sembrare un livello di corruzione “grezzo” ma non lo è per nulla poiché è difficilissimo da dimostrare giacché chi promette, è raramente in contatto diretto con il politico.

Quindi anche se il mediatore è scoperto, questi dirà che era sua iniziativa personale per meglio comparire agli occhi del politico aiutato escludendolo quindi da ogni responsabilità nel voto di scambio. L'allarme consistente il voto di scambio in queste ore è in Valle d’Aosta, dove secondo le indagini della Procura della Repubblica di Torino la politica avrebbe cercato – e trovato – l’appoggio dei clan mafiosi della cosca “locale” di ‘ ndrangheta.

L’ipotesi di reato è quella del 416 ter del codice penale. Il pubblico ministero scrive testualmente: “Il sodalizio mafioso di matrice ‘ ndranghetista capeggiato dai fratelli Marco e Roberto Di Donato è riuscito a influenzare le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale della Valle d’Aosta del 20 maggio 2018. Infatti, è riuscito a condizionare le scelte elettorali di una parte degli elettori al fine di soddisfare gli interessi o le esigenze del sodalizio”.

A conferma di quanto abbiamo scritto in precedenza, “Sono tre gli ex presidenti della Regione Valle d’Aosta che nel corso della campagna elettorale s’incontrano o cercano di incontrare proprio i fratelli Di Donato, quindi coloro che durante l’indagine è emerso essere ai vertici locali della ‘ ndrangheta di Aosta”.

Sembra che qui la ndrangheta sia capace di catalizzare numerose preferenze elettorali condizionando addirittura la vittoria o meno di un partito. Nonostante tutto ciò a oggi nessuno schieramento politico ha affrontato seriamente il tema del voto di scambio. A questo punto una domanda sorge spontanea: voto di scambio, terribile nemico o straordinario alleato?